La serie “Acab”, il cui titolo riprende il celebre film di Stefano Sollima del 2012, si prepara a debuttare su Netflix il 15 gennaio. Questa nuova uscita segna un momento significativo, non solo per la ripresa della storia, ma anche per l’introduzione di una nuova prospettiva all’interno del mondo della polizia. Cosa c’è di nuovo in questa versione? La forte presenza femminile, rappresentata dall’attrice Valentina Bellè, che interpreta un personaggio complesso e affascinante: Marta.
Marta: nuova figura femminile nella celere
La serie introduce Marta, un personaggio che segna un’evoluzione rispetto al passato. Prima che le donne potessero indossare le divise della celere, questo ruolo era appannaggio esclusivo degli uomini. Valentina Bellè, che interpreta Marta, ha sottolineato come la sua presenza rappresenti una minoranza in un ambiente ancora prevalentemente maschile. Durante la presentazione della serie a Roma, ha dichiarato di sentire una forte responsabilità nel dare voce a una figura femminile in un contesto così storicamente dominato dalla presenza maschile.
La sua interpretazione di Marta non segue gli stereotipi tradizionali: è un personaggio complesso e ricco di conflitti interiori. L’attrice ha rivelato come per dare vita a questo personaggio abbia scelto di “eliminare la femminilità ”, presentando una protagonista che ha attraversato esperienze di vita difficili, come relazioni tossiche e violenze. Marta, per trovare un modo per affrontare queste dure esperienze, si trasforma in un personaggio che incorpora tratti maschili, pensando che questo possa renderla più forte.
Un ambiente di lavoro difficile
La realtà della celere, come esplorato nella serie, è caratterizzata da un ambiente “testosteronico e violento”. Bellè ha spiegato come sia in questo contesto che il suo personaggio trova una forma di protezione. La ragazza, quindi, non si limita a indossare una divisa, ma affronta le sfide di un mondo che sembrerebbe opporle ogni tipo di ostacolo. L’attrice ha parlato della sua esperienza con il personaggio, affermando che non ha trovato tutte le risposte che cercava, “ma ha trovato un sacco di interrogativi su cui riflettere.”
Questo aspetto dell’interpretazione di Marta non è solo una questione di azione e avventura. Affrontare la violenza e le sue gravose implicazioni porta lo spettatore a considerare quale sia il prezzo da pagare per lavorare in un settore tradizionalmente aggressivo. Marta, consapevole del suo ruolo, naviga tra i delicati confini della sua fragilità e della necessità di apparire forte e determinata.
La nuova narrazione di Acab
Il ritorno di “Acab” non è solo un rifacimento, ma un tentativo di arricchire il racconto originale con nuove tematiche e personaggi strepitosi. Con la presenza di Marta e la rappresentazione di una donna in un settore storicamente maschile, la serie si propone di rivedere e ampliare i confini delle storie raccontate riguardo alla polizia. La speranza è che il pubblico possa riconoscere e apprezzare questa nuova sfumatura, in un mondo dove le interazioni umane e i conflitti sono spesso complessi e stratificati.
La promozione di una donna, che affronta le sfide di un contesto così ostico, porta con sé la necessità di esplorare le varie dimensioni dell’identità femminile. Marta, quindi, non è solo un’aggiunta al cast, ma una figura che incarna una lotta più ampia, offrendo spunti per riflessioni sul valore, la resilienza e il recupero personale in circostanze avverse.
L’attesa per “Acab” è alta e gli appassionati di storie di polizia e dramma sono pronti a scoprire come queste nuove dinamiche prenderanno forma nella narrazione, preparandosi a lasciare una tracciabilità duratura nella cultura popolare.