Aggressione a Inzago: Un Insegnante di Jazz Vittima di un Alunno
Sergio Orlandi, trombettista jazz di 60 anni e docente in una scuola secondaria di Inzago, è stato aggredito da un suo alunno quattordicenne, un evento che ha scosso profondamente la comunità locale. L’incidente si è verificato lo scorso venerdì, quando il giovane ha attaccato Orlandi in risposta a un rimprovero ricevuto mesi prima. L’insegnante ha subito la frattura di naso e mascella e ha sporto denuncia contro il ragazzo e un suo complice.
Un fenomeno in crescita
La violenza giovanile non è un problema recente, ma sembra essere in aumento negli ultimi tempi. Luca Bernardo, direttore del reparto di pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli e specialista in adolescentologia, ha commentato l’accaduto, evidenziando come l’aggressività possa trasformarsi in una vera e propria dipendenza. Durante un attacco violento, il corpo rilascia sostanze come adrenalina e cortisolo, creando una sorta di assuefazione. “È fondamentale affrontare l’aggressività come una dipendenza, attraverso interventi continui e formazione specifica”, ha dichiarato Bernardo, avvertendo che senza un’adeguata attenzione, molti ragazzi potrebbero perdersi.
Le radici della violenza
Le cause di comportamenti violenti tra i giovani sono spesso legate a fragilità psicologiche, contesti familiari complessi e situazioni sociali difficili. “L’aggressività implosiva può manifestarsi già in preadolescenza e viene alimentata da dinamiche esterne, come quartieri problematici o tensioni familiari”, ha spiegato l’esperto. Talvolta, un semplice rimprovero o una richiesta di attenzione in classe possono scatenare reazioni violente, poiché gli adolescenti percepiscono questi gesti come attacchi personali.
Segnali di allerta
Molti di questi ragazzi sono descritti come “tranquilli” o “senza problemi”, ma Bernardo avverte che l’aggressività non emerge dal nulla. “Spesso è una facciata. Anche se a casa possono sembrare calmi, ci sono sempre segnali, come messaggi sui social o comportamenti con i coetanei, che indicano tensioni interiori”, ha aggiunto. L’esperto ha notato che l’aggressività può iniziare con comportamenti verbali, degenerando in atti più gravi, spesso influenzati dalla dinamica del branco, dove il “leader negativo” incita alla violenza, mentre chi si comporta bene viene visto come uno “sfigato”.
Adolescenti armati: Un rischio reale
Un aspetto preoccupante è la possibilità che questi adolescenti siano armati. “Molti portano con sé coltelli o tirapugni, e alcuni si allenano in palestre non per sport, ma per apprendere tecniche di combattimento da utilizzare in strada”, ha dichiarato Bernardo.
Strategie di intervento
Per affrontare questo fenomeno, è necessario un approccio multifattoriale. È fondamentale implementare programmi di formazione nelle scuole, coinvolgendo insegnanti e studenti, e collaborare con professionisti come psicologi e pediatri. Le istituzioni e le associazioni di terzo e quarto settore devono unirsi per creare reti di supporto sul territorio. Inoltre, attività sportive, teatrali o musicali possono offrire ai ragazzi un modo positivo per canalizzare la loro energia.
Il ruolo dei genitori e della società
I genitori giocano un ruolo cruciale nella prevenzione. “Devono essere attenti ai segnali di cambiamento nei propri figli, come la chiusura in camera o toni aggressivi, che possono indicare problemi”, ha avvertito Bernardo. Anche la partecipazione di influencer e personaggi pubblici potrebbe contribuire a diffondere messaggi positivi tra i giovani. “Se queste figure trasmettessero valori costruttivi, l’impatto potrebbe essere significativo”, ha concluso l’esperto.
Un esempio da seguire
Infine, è essenziale che gli adulti fungano da esempio. “Litigare è normale, ma alzare le mani o lanciare oggetti non è mai la soluzione. I ragazzi apprendono dai comportamenti che osservano: se la violenza è normalizzata in casa, è probabile che venga riprodotta all’esterno”, ha concluso Bernardo, sottolineando l’importanza di un ambiente familiare sano e positivo.