Andrea Bajani e “L’anniversario”
Con il suo ultimo romanzo, “L’anniversario”, edito da Feltrinelli, Andrea Bajani invita i lettori a esplorare il significato del confronto con la propria storia e le esperienze passate. Ambientato in un contesto intimo, il libro si apre con un’immagine potente: l’io narrante, mentre guida verso il nido del figlio, osserva il piccolo attraverso lo specchietto retrovisore. In quel momento, il viso del bambino riporta alla mente il ricordo della madre, un incontro che si ripete da due anni. La frase conclusiva di questo passaggio – “E non fa bene. E non fa male” – racchiude un intero universo di memorie e riflessioni.
Un romanzo di ricordi
Bajani costruisce il suo racconto in forma narrativa, trasformando sentimenti e fatti in un’opera che esplora la creatività del ricordo. L’autore sottolinea come il romanzo possa rivelare verità inaspettate, affermando che “questo accedere attraverso l’invenzione, a ciò che il ricordo non possiede, è precisamente la forza brutale del romanzo”. La citazione di Anne Carson, presente in esergo, invita a riflettere sull’importanza di trovare uno spazio per esprimere la propria verità e raccontare come stanno realmente le cose.
Un tema centrale è la distanza temporale e geografica dall’ultima volta che il narratore ha visto i genitori, avvenuta dieci anni fa. “Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i migliori anni della mia vita”, scrive Bajani, evidenziando un paradosso: la libertà conquistata attraverso la lontananza.
Le figure genitoriali
Nel racconto, la figura della madre emerge come una presenza timida, sempre pronta a ritirarsi, mentre il padre si presenta come un personaggio ingombrante e prepotente. La madre, pur nella sua assenza, acquista un’importanza crescente, riflettendo una fuga dalla realtà e un tentativo di evitare lo scontro. Questo contrasto tra le due figure genitoriali diventa sempre più evidente, rivelando un legame complesso e profondo.
Il racconto di Bajani può essere visto come una sorta di seguito del suo precedente lavoro, “Il libro delle case”. Qui, i ricordi si intrecciano con testimonianze che, sebbene personali, sono sempre influenzate da fattori esterni e casualità. La madre, descritta come mite, e il padre, incapace di controllarsi, si collocano in un contesto di violenza familiare che giustifica la fuga e la chiusura della porta di casa. Tuttavia, mentre il narratore cerca di fare chiarezza, si rende conto che gli episodi violenti sono in realtà pochi, e che accanto a essi ci sono anche momenti di vita ordinaria, belli e memorabili.
Il difficile equilibrio del ricordo
La forza emotiva di queste pagine risiede nel tentativo di Bajani di esplorare il difficile equilibrio tra il dolore e la memoria. L’autore si interroga su una domanda cruciale: “Si possono abbandonare i propri genitori?”. La risposta non è semplice e si rivela complessa e sfumata. “Si può solo fare. E io lo feci”, scrive, evidenziando come la ragione possa spaventare e portare a riflessioni profonde.
A dieci anni dalla scomparsa della madre, Bajani affronta il tema con una scrittura controllata e chiara, capace di trasmettere la necessità di raccontare la propria vita. La sua prosa diventa un ponte tra passato e presente, un modo per fare i conti con le esperienze vissute e per dare voce a ricordi che, sebbene dolorosi, sono parte integrante della propria identità.
In “L’anniversario”, Andrea Bajani non si limita a narrare una storia personale, ma invita i lettori a riflettere su come il confronto con il passato possa essere un atto liberatorio e necessario, un modo per comprendere meglio se stessi e il proprio cammino.