La lettera di Anthony De Lisi al presidente Mattarella
La missiva di Anthony De Lisi, indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha riacceso il dibattito sulla tragica strage di Ustica, avvenuta nel 1980. De Lisi, che ha subito la perdita di due familiari in quel drammatico evento, chiede che le 81 vittime siano riconosciute come “vittime civili a seguito di un’azione di guerra”. Questa richiesta emerge in un momento particolarmente delicato, in seguito alla proposta di archiviazione da parte della Procura di Roma di un’altra indagine sull’incidente, una decisione che ha suscitato forte sconcerto e indignazione tra i familiari delle vittime.
La richiesta di giustizia
Nella sua lettera, De Lisi esprime la necessità di una risposta concreta, non limitata a parole di conforto. “Voglio una parola che non sia soltanto di promessa”, scrive, mettendo in evidenza il suo dolore e la frustrazione nei confronti di comportamenti omissivi da parte di alcune istituzioni, sia italiane che straniere. Questo appello, inviato la scorsa settimana, è un diretto invito a Mattarella, che, secondo De Lisi, può comprendere il dolore di chi ha perso i propri cari in circostanze così tragiche.
Un contesto di guerra
De Lisi sottolinea che la notte della strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980, ha presentato un “scenario di guerra” con il coinvolgimento di veicoli militari di diverse nazioni. Questa affermazione, che De Lisi considera una “certezza storica”, è sostenuta dalla sua convinzione che nessun depistaggio possa negare la verità dei fatti. Per lui, il riconoscimento come vittime di guerra rappresenta un passo cruciale per ottenere giustizia e verità .
Un appello al Quirinale
Nella lettera, De Lisi chiede esplicitamente a Mattarella di considerare l’opportunità di dichiarare le vittime della strage di Ustica come tali. “Questo status dovrebbe essere privo di ogni medaglia e prebenda”, chiarisce, evidenziando che la sua richiesta non è motivata da interessi personali, ma da un profondo desiderio di giustizia per tutti i familiari delle vittime.
Un percorso verso la giustizia internazionale
De Lisi ha già manifestato l’intenzione di rivolgersi al Tribunale penale internazionale, affermando che non c’è spazio per la rassegnazione, ma solo per una rabbia che lo spinge a continuare la sua battaglia. “Voglio che venga riconosciuto il diritto a una verità dolorosa e straziante”, conclude, esprimendo la speranza che, un giorno, il sacrificio di queste 81 persone possa ricevere la dignità che merita.
La lettera di De Lisi non è solo un grido di dolore, ma un invito a riflettere su una pagina oscura della storia italiana, che merita di essere affrontata con serietà e rispetto.