Apertura di un’inchiesta per istigazione al suicidio nella morte del tiktoker Davide Garufi

scomparsa di un giovane tiktoker a sesto san giovanni solleva interrogativi su salute mentale e discriminazione, mentre la procura avvia indagini su omessa custodia di arma e istigazione al suicidio.
"Immagine di Davide Garufi, tiktoker, al centro dell'inchiesta per istigazione al suicidio." "Immagine di Davide Garufi, tiktoker, al centro dell'inchiesta per istigazione al suicidio."
inchiesta per istigazione al suicidio nella morte del tiktoker davide garufi: le ultime novità del 2025

La tragica scomparsa di Davide Garufi, un giovane tiktoker di soli 21 anni, ha scosso la comunità di Sesto San Giovanni. Il ragazzo ha deciso di porre fine alla sua vita il 19 marzo 2025, un evento che ha portato la procura di Monza ad avviare un’inchiesta per istigazione al suicidio e omessa custodia di arma. Attualmente, fonti investigative non hanno riscontrato collegamenti tra il gesto estremo di Davide e possibili messaggi di incitamento sui social media.

Il cyberbullismo

I familiari di Davide, ascoltati dai carabinieri del nucleo operativo di Sesto San Giovanni, non hanno segnalato episodi di bullismo o cyberbullismo che potessero aver influenzato la sua decisione. Descritto come un ragazzo sensibile e fragile, Davide portava con sé un profondo dolore, accentuato dalla perdita di una sorella. Tuttavia, una vicina di casa ha rivelato agli investigatori che Davide, conosciuto su TikTok con il nome di Alexandra, era stato oggetto di insulti omofobi, suggerendo che la sua vita online fosse segnata da atti di discriminazione.

L’arma utilizzata

La pistola utilizzata da Davide per compiere il gesto fatale apparteneva a suo padre, un guardia giurata di un’agenzia di vigilanza privata. Le indagini hanno rivelato che l’arma era stata lasciata incustodita nello zainetto di lavoro, consentendo al giovane di accedervi facilmente. La procura di Monza ha disposto un’autopsia sul corpo di Davide per chiarire le circostanze della sua morte e verificare eventuali responsabilità legate alla custodia dell’arma.

La vicenda di Davide Garufi non rappresenta solo una tragedia personale, ma solleva interrogativi più ampi sulla salute mentale e sulla discriminazione che molti giovani affrontano oggi, in un contesto sociale sempre più connesso e, talvolta, ostile. La sua storia è un triste promemoria della necessità di un dialogo aperto e di un supporto adeguato per coloro che vivono situazioni di vulnerabilità.

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