Barbara Zangerl fa la storia: prima scalatrice a mani nude su El Capitan senza cadute

Barbara Zangerl, alpinista austriaca, ha scalato a mani nude El Capitan in California, realizzando un sogno impossibile e segnando una pietra miliare nell’alpinismo con una storica ascesa di quattro giorni.
Barbara Zangerl fa la storia: prima scalatrice a mani nude su El Capitan senza cadute - Tendenzediviaggio.it - Foto generata con AI

Barbara Zangerl, alpinista di 36 anni originaria dell’Austria, ha realizzato un sogno che nessun altro alpinista era riuscito a trasformare in realtà: scalare a mani nude il temuto El Capitan, la parete rocciosa situata nella Yosemite Valley in California. Questo straordinario risultato non solo la pone nel firmamento dell’arrampicata, ma rappresenta anche una pietra miliare nel mondo dell’alpinismo. La sua ascesa è stata una vera prova di intensa preparazione fisica e mentale, culminata in un’epica scalata durata quattro giorni. A questo traguardo si aggiunge il peso di tre decenni di fallimenti da parte di altri scalatori, rendendo la vittoria di Zangerl ancor più significativa.

La storica scalata a mani nude

La scalata di Barbara Zangerl è stata epica e ha richiesto una preparazione minuziosa. Partendo dal basso, ha affrontato un’intensa sfida, senza l’ausilio di strumenti di sicurezza, e per l’intera durata dell’ascesa ha mantenuto la concentrazione necessaria per non cadere. Questa missione l’ha portata a superare ininterrottamente i 900-1000 metri di altezza, dominando una delle più famose pareti di roccia del mondo. L’intero percorso ha presentato delle difficoltà imprevedibili che non solo hanno messo a dura prova la sua forza fisica, ma anche la sua resilienza mentale.

La Zangerl ha vissuto notti di campeggio sulle pareti di roccia, sfidando le intemperie e la fatica. La sua prestazione è stata così straordinaria che, una volta raggiunto il traguardo, ha definito l’esperienza come una “missione flash“. Questo termine, all’interno del mondo dell’alpinismo, si riferisce ad un’ascesa completata in un singolo tentativo, un risultato senza precedenti per questa parete. Con la sua impresa, ha segnato il confine tra il sogno e la realtà per molti alpinisti, scrivendo una nuova pagina nella storia della scalata sportiva.

Le sfide affrontate durante la scalata

L’ascesa di Zangerl ha incontrato picchi di difficoltà definitivamente impegnativi. Uno dei momenti più critici è stato certamente la sezione Monster Offwidth, una fessura lunga quasi 60 metri. Qui, la scalatrice ha dovuto attingere a tutta la sua determinazione per superare un vero spartiacque. Celebre tra gli appassionati di arrampicata, questo tratto è noto per essere una delle parti più ostiche della scalata. Durante il tentativo, Barbara ha affrontato il rischio concreto di cadere, costringendosi a rimanere concentrata sul momento, per superare non solo i limiti fisici, ma anche quelli psicologici.

Superare questo tratto ha aperto nuove porte nella sua scalata e, nonostante le immense sfide, Zangerl ha mantenuto la lucidità necessaria. “Le aspettative erano davvero basse… Ci sono alcuni tiri davvero piatti dove non hai appigli,” ha commentato, descrivendo il momento in cui ha dovuto mettere i piedi su punti d’appoggio incerti. Dopo aver affrontato il Boulder Problem, la parte più difficile dell’intera scalata, il resto del percorso è sembrato decisamente meno intimidatorio.

La gestione dell’emotività e la scorza interiore

L’aspetto psicologico della scalata ha giocato un ruolo fondamentale nel successo di Barbara Zangerl. Con una prestazione del genere, la gestione dell’emotività rappresenta non solo un vantaggio, ma una necessità. Barbara ha rivelato come, durante la scalata, fosse in grado di mantenere la calma e la concentrazione, permettendo alla mente di restare focalizzata sull’unico obiettivo: raggiungere la cima. “È più facile essere davvero concentrata mentre si scala,” ha dichiarato, sottolineando come sia quasi naturale escludere ogni pensiero esterno mentre si è in arrampicata.

Tuttavia, una volta fermatasi e ritornata alla vita quotidiana, la pressione e l’emozione del momento si sono fatte amare nella sua mente. La scalatrice ha chiarito quanto sia difficile affrontare le emozioni una volta terminata l’impresa. Ciò porta con sé grandi riflessioni su come i veri momenti di elevata concentrazione possano fungere da scudo dai pensieri ansiogeni. Per Barbara, la scalata non è stata solo una conquista fisica, ma un viaggio personale che l’ha portata oltre limiti che in pochi oserebbero provare a superare.

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