Beniamino Zuncheddu: dubbi cresciuti con il processo di revisione, e se fosse innocente?

Beniamino Zuncheddu: 32 anni di carcere e la richiesta di revisione del processo

La figlia di una delle vittime della strage di Sinnai, Maria Caterina Fadda, ha testimoniato davanti ai giudici esprimendo i suoi dubbi sulla colpevolezza di Beniamino Zuncheddu, condannato all’ergastolo per il triplice omicidio avvenuto nel 1991. Fadda ha dichiarato che la revisione del processo ha alimentato i suoi dubbi sulla colpevolezza di Zuncheddu, facendola chiedere se fosse davvero innocente. La donna ha affermato che ora cerca solo la verità.

Zuncheddu è rimasto in carcere per oltre 32 anni, dopo essere stato condannato all’ergastolo per la strage di Sinnai. Solo sabato scorso è stato rilasciato su ordinanza della Corte d’appello di Roma, che sta attualmente revisionando il processo. La richiesta di revisione è stata presentata dall’ex procuratore generale Francesca Nanni, su sollecitazione dell’avvocato Mauro Trogu, difensore di Zuncheddu.

Durante il processo di revisione, Maria Caterina Fadda è stata chiamata a testimoniare. Zuncheddu si è sempre dichiarato innocente e la testimonianza di Fadda ha sollevato ulteriori dubbi sulla sua colpevolezza. La donna ha rivelato che i suoi dubbi sono aumentati quando sono emerse intercettazioni tra Luigi Pinna, un testimone chiave, e sua moglie. Fadda ha sottolineato che chi ha sparato quel giorno aveva una calza sul viso, mettendo in dubbio il riconoscimento di Zuncheddu da parte di Pinna. La testimonianza di Fadda ha evidenziato anche il fatto che Zuncheddu non ha mai parlato durante il processo, suscitando la domanda se fosse davvero innocente.

La garante dei detenuti della Sardegna, Irene Testa, ha commentato il caso, affermando che dalle testimonianze emerse durante il processo di revisione è emerso un complotto per incolpare Zuncheddu. Testa ha sottolineato che molte persone hanno mentito per 32 anni, pur conoscendo la verità. Ha definito questo complotto come un piano studiato per far ricadere tutte le colpe su una persona che non aveva la possibilità di difendersi adeguatamente. Testa ha espresso la sua preoccupazione per il peso che questa bugia ha avuto sulla vita di Zuncheddu, che è entrato in carcere a 26 anni e ne è uscito solo sabato scorso, a 59 anni, con la sospensione della pena.

La ricerca della verità continua nel processo di revisione di Beniamino Zuncheddu, mentre emergono sempre più dubbi sulla sua colpevolezza e sulle testimonianze che lo hanno condannato all’ergastolo.