Roma ha assistito a un’importante operazione antidroga il 18 marzo 2025, culminata con l’arresto di 26 individui. Questa operazione, condotta dai carabinieri del comando provinciale, è stata realizzata su indicazione della Direzione Distrettuale Antimafia, a seguito di un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, richiesta dalla Procura della Repubblica.
Un clan agguerrito
Il blitz ha messo in luce l’esistenza di un clan altamente organizzato dedito al narcotraffico, dotato di un arsenale comprendente armi da guerra e bombe a mano. Le indagini hanno rivelato una rete di distribuzione di stupefacenti che riforniva le più note piazze di spaccio della capitale, tra cui Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Quadraro, Cinecittà , Tuscolano, Giardinetti, Primavalle e Casalotti. Questo traffico generava un volume d’affari di circa decine di milioni di euro al mese.
Le figure di vertice
Al centro dell’operazione ci sono Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, considerati i leader del gruppo. Entrambi già detenuti per altri reati, sono storicamente legati al noto pregiudicato Michele Senese. Non si limitavano a gestire un semplice traffico di droga, ma avevano l’ambizioso intento di unificare le principali piazze di spaccio della città , imponendo la fornitura di cocaina a prezzi elevati, prevalentemente da fornitori albanesi. La loro autorità criminale si è consolidata attraverso l’uso della violenza, punendo chi non rispettava le loro regole.
Sequestri e perquisizioni
Oltre agli arresti, i carabinieri hanno avviato una serie di perquisizioni e sequestri preventivi, mirati a confiscare beni riconducibili ai principali indagati, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Questa azione non solo intende colpire il traffico di droga, ma anche indebolire economicamente il clan, privandolo delle risorse necessarie per continuare le proprie attività illecite.
Un’operazione in evoluzione
Le indagini sono ancora in corso e le autorità continuano a monitorare la situazione. La lotta contro il narcotraffico a Roma si intensifica, con l’obiettivo di smantellare reti criminali sempre più sofisticate. È fondamentale ricordare che, per chi è coinvolto in queste indagini, un’accusa non equivale a una condanna. Il sistema giudiziario italiano prevede tre gradi di giudizio, e le prove devono essere presentate in tribunale.
La situazione rimane in evoluzione, e ulteriori aggiornamenti sono attesi nelle prossime ore.