All’evento “Voices for Silencing”, svoltosi a Milano il 7 e 8 marzo 2025, i cardiologi italiani hanno lanciato un appello urgente per affrontare la questione dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Con oltre un milione di persone in questa categoria nel nostro Paese, la situazione è preoccupante: ben otto pazienti su dieci non riescono a raggiungere gli obiettivi di sicurezza stabiliti dalle linee guida internazionali. Pasquale Perrone Filardi, professore al Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate dell’Università Federico II di Napoli, ha messo in evidenza l’importanza di superare la distinzione tra prevenzione primaria e secondaria. “La prevenzione primaria può dare una falsa sensazione di sicurezza”, ha avvertito, “anche a chi non ha ancora subito danni, ma ha un rischio simile a chi ha già avuto eventi cardiovascolari”.
Filardi ha sottolineato che la vera sfida per il futuro della prevenzione cardiovascolare è quella di intervenire su una vasta popolazione di pazienti ad alto rischio che, fortunatamente, non hanno ancora subito eventi acuti. “Dobbiamo trattare questi soggetti, identificati dalle linee guida europee, per contenere il rischio lipidico e non solo”, ha affermato, evidenziando l’importanza di una strategia di prevenzione più mirata.
La cultura della prevenzione
Fabrizio Oliva, presidente dell’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) e direttore della Cardiologia 1 – Emodinamica all’Ospedale Niguarda di Milano, ha condiviso la sua visione sulla necessità di diffondere una cultura della prevenzione. “Dobbiamo parlare di prevenzione in modo globale, senza dividerla in primaria e secondaria”, ha dichiarato. Oliva ha proposto l’uso di diversi strumenti, come incontri formativi e audit, per migliorare la conoscenza delle linee guida. “Le nuove tecnologie, come le app, possono fornire avvisi ai medici e ai pazienti sui target non raggiunti”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza di un approccio proattivo.
Tuttavia, nonostante i progressi, esiste ancora un divario significativo tra le raccomandazioni delle linee guida e la gestione reale dei pazienti. Oliva ha osservato che, sebbene ci sia un aumento dei soggetti che raggiungono i target, oltre il 40% dei pazienti nel mondo reale non è ancora in linea con le cure necessarie. “È fondamentale applicare le cure di terzo livello”, ha affermato, evidenziando la necessità di un intervento più incisivo.
Linee guida e accesso ai farmaci
Alberico Catapano, direttore del SISA (Centro per lo Studio, Prevenzione e Terapia della Aterosclerosi) e professore di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano, ha messo in guardia sulla necessità di aggiornare le modalità con cui i medici possono raggiungere gli obiettivi delle linee guida. “L’educazione è spesso carente, sia tra i medici di medicina generale che tra gli specialisti”, ha affermato, sottolineando l’importanza di un dialogo continuo con le autorità per garantire l’accesso ai farmaci innovativi. Catapano ha spiegato che le linee guida rappresentano un riferimento cruciale per ottimizzare la pratica clinica, ma i suggerimenti che forniscono possono essere difficili da raggiungere.
In particolare, per i soggetti ad altissimo rischio, il target di LDL dovrebbe essere inferiore a 55 mg/dl, mentre per quelli ad alto rischio dovrebbe essere sotto i 70 mg/dl. “Siamo ancora lontani da questi obiettivi”, ha avvertito, esortando la comunità scientifica a dotarsi degli strumenti necessari per raggiungere tali traguardi.
Il ruolo della diagnostica e del dialogo con i pazienti
Maria Rosaria Di Somma, consigliere delegato per le relazioni esterne dell’AISC (Associazione Italiana Scompensati Cardiaci), ha evidenziato l’importanza della diagnosi precoce. “Oggi abbiamo a disposizione test diagnostici che possono aiutare a riconoscere il rischio di malattie cardiovascolari”, ha affermato, citando il test lp(a) come uno strumento fondamentale. “Conoscere in anticipo il rischio permette di mettere in atto tutte le misure necessarie”, ha aggiunto.
Di Somma ha anche sottolineato l’importanza del dialogo tra medico e paziente. “Il supporto psicologico è cruciale per aiutare i pazienti a seguire le terapie e riconoscere i sintomi”, ha detto, evidenziando come le associazioni di pazienti stiano ora partecipando attivamente ai processi decisionali del Ministero della Salute e dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). “Questo è un passo importante verso una maggiore attenzione alla soddisfazione del paziente, che deve essere al centro del sistema sanitario”, ha concluso.
In sintesi, l’evento di Milano ha messo in luce la necessità di un cambio di paradigma nella gestione dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare, con un focus sulla prevenzione e sull’educazione, per ridurre il numero di decessi causati da malattie cardiovascolari in Italia.