Caso Desirèe: Cassazione conferma morte in seguito a lunga sequenza di eventi criminosi

Le motivazioni della sentenza della Cassazione dello scorso 20 ottobre

La Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni della sentenza emessa il 20 ottobre riguardo al caso della morte di Desirèe Mariottini. Secondo i giudici, la morte della giovane è stata il risultato di una lunga serie di eventi criminali che si sono svolti nel corso di diverse ore. Durante questo periodo, la somministrazione di droghe alla vittima ha causato un’overdose, mentre il mancato intervento da parte dei presenti nella “sala del crack”, dove Desirèe è stata lasciata agonizzante su un letto senza ricevere soccorso, ha contribuito alla sua morte.

Cadute alcune accuse

La Corte di Cassazione ha inoltre deciso di cadere alcune delle accuse mosse contro i quattro imputati nel caso. Mamadou Gara, condannato all’ergastolo, ha visto cadere l’accusa di omicidio. Brian Minthe, condannato a 24 anni e mezzo in appello, ha visto cadere l’accusa di cessione di stupefacente, insieme a un’aggravante. Yousef Salia, condannato all’ergastolo, ha visto cadere l’accusa di violenza sessuale.

Secondo i giudici, è indiscutibile che gli imputati erano consapevoli delle condizioni estremamente debilitanti di Desirèe prima della sua morte, causata dall’overdose di droghe somministrate ripetutamente all’interno dei locali in cui si trovavano gli imputati. Questi locali erano sotto il controllo di Salia, Minteh e Alinno, che li occupavano illegalmente. Dopo che Desirèe era stata violentata e aveva perso conoscenza, Salia, Minteh e Alino hanno cercato di rianimarla, schiaffeggiandola, versandole acqua sul viso e facendole ingerire una miscela di acqua e zucchero. Tuttavia, quando si sono resi conto di non poterla far riprendere, l’hanno lasciata agonizzante sul letto, dove è stata trovata senza vita.

L’accusa di omicidio caduta per Mamadou Gara

Per quanto riguarda l’accusa di omicidio, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è stato accertato che Mamadou Gara fosse presente sul luogo al momento della morte della minore. Secondo i giudici, la sentenza impugnata non fornisce chiarezza su questo punto, affermando che Gara si allontanava dall’edificio abbandonato mentre il corpo della vittima veniva trasportato dal container alla “sala del crack”, dove veniva adagiata senza vita su un letto. Pertanto, sembra che Gara si sia allontanato dall’immobile senza fare ritorno, non partecipando alle fasi concitate che hanno preceduto la morte della minore, avvenuta tra le 23:50 del 18 ottobre 2018 e le 0:50 del giorno successivo.