Il caso di Walter Biot , il capitano di fregata condannato per spionaggio , continua a suscitare dibattiti accesi. La Corte di Cassazione , con una sentenza definitiva emessa lo scorso novembre, ha confermato la condanna a 29 anni e due mesi per Biot, arrestato nel marzo 2021 dai carabinieri del Ros. L’accusa principale? Aver ceduto documenti riservati a un agente russo in cambio di cinquemila euro .
Dettagli inquietanti dello scambio
Le motivazioni della sentenza, rese pubbliche il 27 marzo 2025, rivelano aspetti inquietanti riguardo allo scambio tra Biot e il funzionario russo. Secondo i giudici, l’incontro tra i due si è svolto all’interno dell’auto di Biot, dove è avvenuto lo scambio di una scheda SD per una somma di denaro. Questo episodio ha pesato gravemente sulla carriera dell’ufficiale, accusato di gravi reati, tra cui la rivelazione di segreti militari e la comunicazione di notizie riservate all’estero.
Le prove dello spionaggio
La Cassazione ha sottolineato una “pluralità di elementi di prova” che hanno portato alla condanna di Biot. Tra le evidenze raccolte, ci sono registrazioni dei comportamenti sospetti dell’ufficiale tra il 16 e il 25 marzo 2021. In questo periodo, Biot ha registrato immagini di documenti riservati e ha tentato di occultare la memoria elettronica. Il pedinamento da parte della polizia ha rivelato l’incontro tra Biot e l’agente russo il 30 marzo 2021, un momento cruciale che ha portato all’arresto.
Le indagini hanno anche portato al ritrovamento di una memoria elettronica in possesso dell’agente russo e di cinquemila euro in contante trovato con Biot. Ulteriori prove sono emerse da una perquisizione domiciliare, dove è stato rinvenuto uno smartphone identico a quello utilizzato da Biot per scattare fotografie ai documenti. Questi dettagli hanno contribuito a costruire un quadro accusatorio solido e inconfutabile.
Nessuna illogicità nella condanna
I giudici della Cassazione hanno respinto ogni dubbio sulla legittimità della condanna, affermando che non ci sono illogicità nel verdetto. L’incontro tra Biot e l’agente russo, secondo la Corte, assume un significato chiaro se si considera il comportamento anomalo dell’ufficiale nei giorni precedenti e l’interesse del funzionario russo a ottenere informazioni in cambio di denaro.
Attualmente, Biot è detenuto nel carcere di Velletri ed è stato oggetto di un’inchiesta che ha coinvolto sia la procura militare che quella ordinaria. La giurisdizione “doppia” è stata ritenuta legittima dai giudici, data la diversità delle accuse. Nel gennaio 2024, Biot era già stato condannato a 20 anni per spionaggio e corruzione. Ora, il processo d’appello è fissato per il 6 maggio, in attesa delle motivazioni della Cassazione, recentemente depositate.
Il caso di Walter Biot non è solo una questione di giustizia, ma solleva interrogativi più ampi sulla sicurezza nazionale e sulle vulnerabilità all’interno delle forze armate. Con un processo d’appello in arrivo, l’attenzione rimane alta su questo scandalo che ha scosso le istituzioni italiane.