Cinque frasi da non usare quando si parla di alimentazione per evitare effetti negativi

sensibilizzazione sui disturbi alimentari: l’importanza di un linguaggio rispettoso e del supporto nelle famiglie e nei luoghi di lavoro per affrontare un problema in crescita tra i giovani.
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Le parole che utilizziamo hanno un peso notevole, soprattutto quando si parla di alimentazione e immagine corporea . Questo è un tema sensibile che richiede attenzione e rispetto, poiché i disturbi del comportamento alimentare ( DCA ) non colpiscono solo gli adolescenti , come spesso si pensa. Queste problematiche, che comprendono condizioni come l’ anoressia , la bulimia e il binge eating disorder , interessano individui di ogni età e background sociale . È quindi cruciale sensibilizzare su questo tema, non solo per chi ne è direttamente coinvolto, ma anche per le famiglie e le comunità circostanti.

Durante la Settimana del Fiocchetto Lilla , che si svolge dal 10 al 15 marzo, culminando il 15 marzo, Giornata Mondiale del Fiocchetto Lilla , si promuove la consapevolezza sui DCA . Questi disturbi sono complessi e spesso nascono da un profondo disagio interiore , spingendo le persone a sviluppare schemi alimentari rigidi e dannosi come forma di protezione. È essenziale, quindi, utilizzare un linguaggio rispettoso e attento, sia nei contesti lavorativi che familiari, per non aggravare la situazione di chi sta già affrontando una battaglia.

Frasi da evitare

Alcune espressioni, pur sembrando innocue o addirittura benevole, possono avere effetti negativi su chi soffre di disturbi alimentari . Ecco alcune frasi da evitare:

“Sei dimagrita, stai molto bene.” Anche se l’intento è positivo, questa affermazione può far sentire chi ha un DCA come se il proprio valore fosse legato esclusivamente al peso . È preferibile dire: “Vedo che stai affrontando dei cambiamenti, come ti senti ultimamente?” Questo approccio dimostra empatia e interesse per il benessere della persona.

“Oggi ho mangiato troppo, domani digiuno.” Questa frase normalizza un rapporto disfunzionale con il cibo , suggerendo che il digiuno sia una soluzione. È meglio evitare commenti sul cibo e concentrarsi su conversazioni più positive.

“Io sgarro solo nel weekend.” Questa mentalità alimenta un rapporto conflittuale con il cibo, specialmente per chi ha un DCA . Invece, si potrebbe dire: “Oggi ho mangiato qualcosa che mi piace, ed è bello concedersi ciò che ci fa stare bene.”

“Mangia un po’ di più, fallo per me.” Spingere qualcuno a mangiare per compiacere gli altri può rinforzare l’idea che il proprio valore dipenda dalle aspettative esterne. Un’alternativa più rispettosa sarebbe: “Se hai bisogno di qualcosa, io ci sono.”

“Alla tua età soffrire di un disturbo alimentare mi sembra eccessivo…” Questa affermazione minimizza le difficoltà altrui e può far sentire la persona isolata. È meglio esprimere supporto con frasi come: “Ognuno ha il suo percorso, e io ti sostengo nel tuo.”

Il tema dei giovani

Negli ultimi anni, i disturbi alimentari hanno mostrato un aumento preoccupante, in particolare tra i giovani . Dopo la pandemia , si è registrato un incremento del 40% in questo fenomeno, in parte a causa della chiusura sociale e della limitazione delle interazioni. I preadolescenti e gli adolescenti , costretti a rimanere in ambienti familiari spesso disfunzionali, hanno visto un’esplosione di problematiche legate all’alimentazione. Il Dr. Antonio Sarnicola , esperto nel campo, sottolinea l’importanza di incrementare le azioni di informazione e prevenzione a tutti i livelli, dalla famiglia alla scuola, per affrontare questo problema in crescita.

È fondamentale instaurare un dialogo aperto con i giovani, incoraggiandoli a esprimere le proprie emozioni e a cercare aiuto. Solo attraverso la consapevolezza e la motivazione si possono ottenere risultati efficaci nel trattamento dei DCA .

Disturbi del comportamento alimentare nel contesto lavorativo

Nel mondo del lavoro, i disturbi del comportamento alimentare sono spesso un argomento tabù. Chi ne soffre può essere percepito come inaffidabile o incapace di gestire le proprie emozioni, alimentando un clima di incomprensione. La mancanza di conoscenza sui DCA all’interno delle aziende contribuisce a questo stigma, rendendo difficile per chi è colpito ricevere il supporto di cui ha bisogno.

È essenziale che i datori di lavoro e i colleghi comprendano che i DCA non sono semplicemente un problema alimentare, ma patologie mentali complesse. Le persone che ne soffrono possono sviluppare comportamenti compensatori, come il perfezionismo e l’ isolamento sociale , che possono influenzare negativamente la loro vita lavorativa.

Per migliorare la situazione, è fondamentale adottare un linguaggio attento e gestire con sensibilità gli eventi sociali legati al cibo. Offrire alternative di socializzazione che non coinvolgano il cibo può aiutare a creare un ambiente di lavoro più inclusivo e accogliente.

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