Contratto bancari: aumento di 435 euro e riduzione orario di lavoro – tutte le novità

Nuovo contratto bancario: aumenti salariali e arretrati

I sindacati di settore, Abi e il gruppo Intesa Sanpaolo hanno firmato oggi un nuovo contratto per i bancari, che prevede un aumento medio mensile di 435 euro della retribuzione a partire da dicembre. Inoltre, sono previsti arretrati per il periodo luglio-novembre di quest’anno, con una media di 1.250 euro. Questo accordo riguarda circa 270.000 lavoratrici e lavoratori delle banche in Italia, aderenti ad Abi. Il contratto prevede anche il ripristino pieno della base di calcolo del trattamento di fine rapporto a partire dall’1 luglio 2023.

L’aumento contrattuale verrà pagato in quattro quote, a partire dalla busta paga di dicembre, che includerà anche gli arretrati. Gli incrementi saranno suddivisi nel seguente modo: 250 euro a dicembre, 100 euro a settembre 2024, 50 euro a giugno 2025 e 35 euro a marzo 2026. In totale, verrà riconosciuto oltre l’80% dell’incremento retributivo nel giro di nove mesi. Questo aumento avrà anche un impatto positivo sulla tredicesima mensilità.

Il nuovo contratto prevede anche alcune altre novità. A partire dal 1 settembre 2024, l’orario di lavoro settimanale verrà ridotto da 37 ore e mezza a 37 ore, con una diminuzione di 30 minuti complessivi. Inoltre, il numero delle ore per la formazione retribuita passerà da 8 a 13. Saranno ampliate le possibilità di ricorso al Fondo per l’occupazione da parte delle banche, al fine di favorire la staffetta generazionale nel settore e promuovere l’occupazione al Sud. La cabina di regia nazionale, creata nel 2019, estenderà il suo raggio d’azione alla banca digitale. Saranno introdotte anche più garanzie e tutele per i bancari in relazione alle indebite pressioni commerciali esercitate dai vertici delle banche. Inoltre, verrà riconosciuto il pieno trattamento economico alle lavoratrici in stato di gravidanza “a rischio”.

Per quanto riguarda la retribuzione, l’aumento concordato ingloberà il recupero dell’inflazione e il riconoscimento della prod