Dalila Di Lazzaro: Un’emozionante vittoria per l’adozione
Dalila Di Lazzaro, attrice e attivista, ha condiviso le sue emozioni in un’intervista con l’ANSA, commentando una recente sentenza della Corte Costituzionale italiana. Questa decisione storica consente finalmente l’adozione di minori stranieri da parte di persone single, un traguardo che Di Lazzaro ha atteso con ansia. “Oggi piango perché non ho quello che avrei voluto avere: dare la possibilità a un bambino straniero di avere una famiglia. Ma il mio cuore ride, perché finalmente anche in Italia questa mia battaglia ha avuto un compimento”, ha dichiarato con commozione.
Le radici della sua lotta
La lotta di Dalila per i diritti di adozione affonda le radici 40 anni fa, dopo la tragica perdita del suo unico figlio, Christian, in un incidente stradale nel 1991. “L’importante è esserci arrivati: meglio tardi che mai”, ha affermato, riflettendo su un percorso costellato di ostacoli e frustrazioni. “Negli Stati Uniti, ho visto tante persone che avevano il diritto di adottare, e io volevo cambiare questa legge in Italia, ma era un tabù”, ha aggiunto, rivelando il dolore di non essere riuscita a far sentire la sua voce.
Un cuore aperto ai bambini in difficoltÃ
Nel corso degli anni, Di Lazzaro ha incontrato molte donne che le hanno detto che, avendo già avuto un figlio, non poteva “sostituirlo”. “Era una cosa offensiva. Io volevo aprire il mio cuore a una creatura in difficoltà , che come me aveva bisogno di amore“, ha affermato con rammarico. La sua dedizione l’ha portata a visitare orfanotrofi, dove ha sviluppato un legame speciale con i bambini, in particolare con una bambina. “Ogni volta che andavo via, piangevo. Questi bambini si aggrappavano ai miei vestiti, era uno strazio”, ha raccontato, evidenziando la sua empatia e il suo desiderio di fare la differenza.
Una lotta collettiva per i diritti di adozione
La battaglia di Dalila non è stata solo personale, ma ha rappresentato anche una lotta collettiva per tutte le mamme e le persone di buona volontà che desideravano avere la possibilità di adottare. “Ho ricevuto solo dei no. Sono andata anche a Bruxelles per cercare di aprire una strada per arrivare a una legge”, ha spiegato, rivelando le difficoltà economiche e personali affrontate lungo il cammino. “Mi è costata tanti soldi e mi ha creato tanti problemi. Per dieci anni mi sono adoperata anima e corpo, poi ho dovuto mollare perché mi sono fatta male”, ha concluso, ricordando il grave incidente che le ha causato fratture e un dolore cronico che l’ha perseguitata per anni.
Un faro di speranza
La storia di Dalila è un esempio di resilienza e determinazione, un faro di speranza per chi lotta per i diritti dei più vulnerabili. Con la recente sentenza, la sua battaglia ha finalmente trovato un riconoscimento, portando un messaggio di cambiamento e inclusione in Italia.