Direttiva sui pacchetti: associazioni avvertono su rischi per il mercato e attuazione difficile

associazioni turistiche chiedono intervento urgente per modifiche alla direttiva sui pacchetti, evidenziando rischi per piccole imprese e stabilità finanziaria nel settore turistico europeo.
"Immagine che illustra le preoccupazioni delle associazioni sui rischi per il mercato legati alla direttiva sui pacchetti e le sfide nell'attuazione." "Immagine che illustra le preoccupazioni delle associazioni sui rischi per il mercato legati alla direttiva sui pacchetti e le sfide nell'attuazione."
associazioni avvertono sui rischi per il mercato derivanti dalla direttiva sui pacchetti e sull'implementazione complessa nel 2025

Le associazioni di categoria del settore turistico, tra cui Aiav, Aidit Confindustria, Assoviaggi Confesercenti, Astoi Confindustria Viaggi, Fiavet Confcommercio, Fto e Maavi, hanno lanciato un appello urgente a tutti gli eurodeputati italiani, al presidente dell’Unione Europea e al governo italiano. Questo intervento è stato motivato dalla recente proposta di modifica della Direttiva sui pacchetti, presentata dall’eurodeputato Alex Agius Saliba il 25 febbraio 2025.

Negli ultimi mesi, il dibattito sulla revisione della Direttiva ha portato a compromessi significativi, grazie alle interazioni tra le associazioni e il Ministero del Turismo italiano. La Commissione Europea, dopo aver ascoltato le istanze del settore, ha votato una versione della proposta a dicembre 2024, eliminando alcuni aspetti controversi che avrebbero reso difficile l’attuazione della normativa. Tuttavia, le associazioni esprimono ora preoccupazione per alcuni emendamenti proposti, in particolare l’articolo 5 bis, che reintroduce limiti sugli acconti per i pacchetti turistici e stabilisce che il saldo non possa essere richiesto prima di 28 giorni dall’inizio del viaggio.

Libera concorrenza e rischi economici

Secondo le associazioni, la reintroduzione di queste restrizioni potrebbe compromettere la libera concorrenza nel mercato europeo. Molti operatori turistici potrebbero trovarsi in difficoltà nel gestire le prenotazioni anticipate, una pratica ormai essenziale per il settore. Con il nuovo sistema, gli operatori sarebbero costretti ad anticipare le spese, incassando il saldo solo a ridosso della partenza, il che potrebbe mettere a rischio la loro stabilità finanziaria.

Inoltre, l’idea di costituire un conto vincolato per gli acconti dei consumatori rappresenterebbe un ulteriore onere per le aziende, già gravate da obblighi di garanzia per insolvenza e fallimento. Questo scenario si tradurrebbe in un aggravio di costi per le piccole e medie imprese, che costituiscono il cuore pulsante del settore turistico in Italia e in altri paesi europei.

Recesso e nuove normative

Un altro punto critico sollevato dalle associazioni riguarda le circostanze straordinarie che giustificherebbero il recesso. Attualmente, non ci sono emendamenti che chiariscano che tali circostanze debbano limitarsi a eventi catastrofici come pandemie o calamità naturali. Questo potrebbe portare a interpretazioni errate, consentendo ai consumatori di annullare i viaggi per motivi personali. Inoltre, la proposta prevede un nuovo comma nell’articolo 12, che consentirebbe l’annullamento del viaggio con rimborso totale in caso di avvisi di sicurezza emessi 28 giorni prima della partenza.

Si segnala anche l’introduzione di una nuova gestione dei reclami, con l’obbligo di risposta entro 21 giorni e sanzioni pecuniarie che potrebbero arrivare fino al 4% del fatturato annuo dell’operatore. Queste misure, secondo le associazioni, non solo sono eccessive, ma potrebbero anche creare un clima di incertezza e instabilità nel settore.

Impatto sulle piccole e medie imprese

Le associazioni avvertono che la revisione della Direttiva sembra essere influenzata da eventi eccezionali, come la pandemia di COVID-19 e il fallimento di Thomas Cook, che non riflettono le dinamiche normali del mercato. Le misure proposte rischiano di aggravare ulteriormente la situazione, colpendo in particolare le piccole e medie imprese, mentre i grandi operatori, spesso non europei, potrebbero beneficiare di queste nuove normative.

In questo contesto, le associazioni chiedono un intervento deciso da parte degli eurodeputati italiani e dei leader politici, affinché si possa garantire una discussione equa e sostenibile per tutti gli attori coinvolti. La scadenza per il voto finale del Parlamento è fissata per il 26 giugno 2025, e le associazioni si dicono fiduciose che il Ministero del Turismo stia lavorando per una soluzione che possa soddisfare sia le imprese che i consumatori.

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