L’emicrania è spesso fraintesa, relegata a un semplice mal di testa che si risolve in pochi minuti. Tuttavia, dietro questa patologia si nasconde una realtà più complessa, che richiede attenzione non solo dal punto di vista medico, ma anche culturale e politico. Recentemente, Alessandra Sorrentino, presidente dell’Alleanza Cefalalgici , ha evidenziato l’esigenza di combattere il pregiudizio associato a questa condizione durante un evento a Roma. L’incontro, organizzato in collaborazione con Lundbeck, azienda biofarmaceutica danese attiva nel campo delle neuroscienze, ha celebrato i trent’anni di impegno dell’azienda in Italia.
La riconoscibilità dell’emicrania come malattia sociale
Alessandra Sorrentino ha sottolineato l’importanza di riconoscere l’emicrania cronica come una malattia sociale. Questo riconoscimento, expresso nella legislazione e nelle politiche sanitarie, è fondamentale per garantire che le persone che convivono con questa patologia ricevano il supporto necessario. La cefalea cronica non è solo un problema individuale, ma ha implicazioni sociali che richiedono un’azione collettiva. In questo contesto, Sorrentino ha evidenziato come il sistema deve basarsi su tre pilastri: politica, medicina e cultura. In particolare, il ruolo della politica è cruciale nel garantire diritti e riconoscimento a chi soffre di emicrania.
Innovazione farmaceutica e speranza per il futuro
Dal punto di vista medico, la situazione per le persone affette da emicrania è in continua evoluzione. L’innovazione farmaceutica ha portato a trattamenti sempre più efficaci, una notizia incoraggiante per chi affronta quotidianamente questa condizione. Sorrentino ha espresso il suo ottimismo riguardo alle nuove generazioni: “Le nuove generazioni sono fortunati, ora possono contare su cure migliori rispetto a quelle disponibili in passato.” Questo rinnovato approccio alla gestione dell’emicrania rappresenta un cambiamento significativo che potrebbe migliorare la qualità della vita di chi, come lei stessa, ha dovuto affrontare un’infanzia e un’adolescenza complicate a causa del mal di testa.
La battaglia contro lo stigma culturale
Tuttavia, la sfida non si limita alla medicina e alla politica. Sorrentino ha messo in evidenza un aspetto altrettanto cruciale: la stigmatizzazione sociale legata all’emicrania. Non si può negare che molte persone preferiscano non parlare del proprio stato di salute per vergogna. Questo stigma impedisce a chi soffre di emicrania di sentirsi a proprio agio nel richiedere giorni di malattia o nel riconoscere la propria sofferenza. È importante abbattere queste barriere culturali, affinché si possa finalmente normalizzare il discorso intorno a questa malattia. “Oggi devo restare a casa perché la luce mi dà fastidio” dovrebbe essere una frase accettata, così come lo è chiedere un giorno di malattia per qualsiasi altra condizione.
Necessità di un cambiamento culturale
La lotta contro lo stigma è un impegno collettivo che richiede tempo e consapevolezza. Sorrentino ha rimarcato che molte persone che assumono farmaci per condizioni diverse, come il controllo della pressione sanguigna, non si sentono in imbarazzo. Al contrario, chi deve prendere analgesici o antidepressivi per le comorbosità legate all’emicrania avverte un senso di vergogna. È fondamentale lavorare per scardinare queste percezioni errate, per trasformare la cultura attorno all’emicrania e permettere a chi ne soffre di ricevere il supporto necessario senza pregiudizi.