Il prossimo Festival di Sanremo 2025 sta già suscitando l’interesse di artisti, critici e appassionati di musica. Enrico Ruggeri, figura storica della canzone italiana, offre la sua visione sul festival e su temi più ampi legati alla musica e alla società. Ospite del vodcast ‘Adnkronos Stars‘, Ruggeri si racconta e analizza il contesto attuale della musica, dall’arte al marketing, fino alle sfide della contemporaneità.
Impegno di Sanremo nei confronti della musica
Ruggeri si esprime su come il Festival di Sanremo sia sempre stato influenzato dagli ascolti e dalle strategie di marketing. Secondo il cantautore milanese, ogni anno si pone l’attenzione su un mix di generi e talenti, al fine di attrarre un pubblico sempre diverso. “Quest’anno, fortunatamente, vedo la presenza di cantautori come Brunori e Cristicchi, accanto a giovani promesse e ai veterani della musica,” sottolinea Ruggeri. L’artista mette in evidenza l’importanza di una programmazione eterogenea, in grado di rappresentare il panorama musicale italiano in tutte le sue sfaccettature. Questo festival, a suo avviso, sarà da valutare non solo per l’immediato successo, ma per la sua capacità di rimanere nei cuori degli ascoltatori nel lungo termine.
Dissing tra artisti: un’astuta strategia di marketing
Il cantautore commenta anche le recenti polemiche tra Fedez e Tony Effe, definendole “astutissime strategie di marketing”. Ruggeri spiega di essere distante da queste dinamiche, motivate da esigenze promozionali più che artistiche. Tuttavia, non ignora l’evoluzione del panorama musicale moderno, in particolare la trap, genere che ascolta anche suo figlio. “Non mi interessa chi ascolti, ciò che conta è la predisposizione all’arte,” afferma Ruggeri. Del resto, il cantautore riconosce che il linguaggio, anche se talvolta volgare o provocatorio, deve possedere un elemento di poesia e profondità per avere valore.
Un possibile ritorno a Sanremo in un ruolo diverso
Ruggeri parla della sua eventuale partecipazione futura a Sanremo, esprimendo un desiderio di ricoprire il ruolo di direttore artistico piuttosto che semplice concorrente. “Tornare sul palco come direttore artistico sarebbe un compito delicato ma affascinante,” spiega Ruggeri. Metterebbe a disposizione la sua esperienza per garantire che le canzoni presentate al festival siano di qualità e significato duraturo. L’artista si interroga se le canzoni presentate oggi saranno ricordate tra dieci anni, sottolineando che la musica deve avere un legame profondo con gli ascoltatori.
L’album “La Caverna di Platone”
In merito al suo nuovo album “La Caverna di Platone“, Ruggeri racconta di aver dedicato tre anni alla sua realizzazione. L’album, che contiene tredici tracce, esplora temi esistenziali attraverso l’allegoria di Platone. “La caverna rappresenta un’illusione della realtà, un concetto che trova molti parallelismi nel mondo odierno,” chiarisce l’artista. I testi delle canzoni affrontano questioni che colpiscono la società contemporanea. Uno dei singoli di punta, “Il Poeta“, invita a riflettere sulle diverse percezioni della realtà e sul ruolo della persona divisiva.
Affermazione artistica e considerazioni sulla violenza a Milano
Ruggeri dedica anche un’interessante riflessione su Milano, la sua città. In una delle tracce del suo album, “Il Cielo di Milano“, affronta le problematiche legate alla sicurezza e alla violenza. “Sono nato a Milano e la vivo quotidianamente, ma le esperienze negative me le racconta mio figlio,” confessa Ruggeri. Critica la strumentalizzazione politica delle problematiche di sicurezza, sottolineando che il vero problema è complesso e radicato nell’interscambio culturale e sociale.
Un colpo d’occhio sui progetti futuri
Infine, Ruggeri non esita a fare un bilancio del suo lavoro attuale e futuro. Con un libro in arrivo e il programma ‘L’Occhio del Musicista‘ su Rai2 in fase di registrazione, l’artista si dimostra attivamente impegnato nel promuovere giovani talenti. “Ci sono così tanti artisti meritevoli che restano nell’ombra, voglio dare loro visibilità,” conclude Ruggeri, tracciando un quadro della sua dedizione alla musica e alla cultura italiana, con uno sguardo critico ma aperto verso il futuro artistico del Paese.