Un rapporto del centro studi del Sumai Assoprof ha evidenziato un preoccupante esodo di medici dal Servizio sanitario nazionale italiano entro il 2025. La cosiddetta gobba pensionistica, ovvero il picco di uscite per anzianità, raggiungerà il suo apice nel 2023, 2024 e 2025, con oltre 12.000 pensionamenti all’anno. Questa situazione mette a rischio la già provata Sanità pubblica, che si è trovata in difficoltà a causa della pandemia.
La categoria dei medici è una delle più anziane nella Pubblica amministrazione, con quasi la metà dei dottori in servizio che ha più di 60 anni. In particolare, il 45% degli ospedalieri e il 52% dei pediatri e dei medici di famiglia sono over 60. La situazione è particolarmente critica per i medici di famiglia, che sono già diminuiti da 42.428 nel 2019 a 39.270 nel 2021. Ogni anno, più del 10% dei medici di famiglia va in pensione. Anche per la specialistica ambulatoriale la situazione non è migliore, con oltre 1.000 pensionamenti previsti nel 2023 e nel 2024, e un picco di 1.334 uscite nel 2025.
Nella dirigenza medica, gli ospedalieri, si prevedono 6.900 pensionamenti nel 2021, 6.600 nel 2024 e un picco di 7.000 uscite nel 2025. Complessivamente, entro il 2025, si perderanno 14.493 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 3.674 specialisti ambulatoriali e 20.500 dirigenti medici, per un totale di 38.667 camici bianchi.
Questa emorragia di medici nel Servizio sanitario nazionale non tiene conto delle dimissioni volontarie, che si stimano essere almeno 3.000 all’anno. Molti medici decidono di lavorare nel settore privato o addirittura all’estero, dove vengono offerti salari molto più alti.
Il rapporto del Sumai Assoprof ha analizzato i dati di diversi enti e istituzioni, tra cui l’Ordine dei medici, l’Enpam, il Sisac, l’Aran, l’Istat, la Corte dei conti e il ministero della Salute. La situazione è preoccupante e richiede interventi urgenti per garantire la continuità e la qualità dell’assistenza sanitaria in Italia.