Femminicidi: Orfani abbandonati, necessità di un modello nazionale condiviso

Più di 100 donne uccise quest’anno: il dramma degli orfani di femminicidio in Italia

Sono più di 100 le donne uccise quest’anno in Italia, secondo i dati Istat e del Ministero dell’Interno. Dal 2002 al 2023, il numero totale di vittime raggiunge quasi 3300, di cui 2500 in ambito famigliare e affettivo. Queste donne sono state uccise dai loro compagni o mariti, lasciando i loro figli orfani, con il padre morto suicida o in carcere. Nonostante ciò, non esiste ancora una banca dati ufficiale che registri questi numeri allarmanti.

Il progetto “A braccia aperte” per il sostegno completo agli orfani

Per fornire assistenza e supporto agli orfani e alle loro famiglie, è necessario un modello nazionale condiviso che venga adottato immediatamente dopo un femminicidio. Questo è ciò che sostiene Marco Rossi Doria, presidente dell’impresa sociale Con bambini, che nel 2021 ha lanciato il progetto “A Braccia Aperte”. L’obiettivo di questo progetto è prendersi cura dei minori e delle famiglie affidatarie, offrendo loro un supporto completo su vari fronti, come quello psicologico, economico e lavorativo. Attualmente, il progetto si occupa di 157 orfani, mentre altri 260 inizieranno il percorso a breve. La maggior parte di loro si trova in Sicilia, Puglia e Campania. È preoccupante il fatto che il 36% dei bambini fosse presente al momento dell’uccisione della madre. Questo indica che molti segnali di allarme sono stati sottovalutati.

I numeri: il 74% dei minori assistiti ha tra i 7 e i 17 anni

Il progetto “A Braccia Aperte”, del valore di 10 milioni di euro, è attivo in tutta Italia attraverso quattro partenariati. Gli enti capofila sono la cooperativa sociale Iside per il nord est, il centro antiviolenza Emma per il nord ovest, Il Giardino Segreto per il centro Italia e la cooperativa sociale Irene 95 per il Sud. Secondo gli ultimi dati della ricerca, il 95% dei beneficiari ha la cittadinanza italiana e il 74% ha un’età compresa tra i 7 e i 17 anni al momento dell’ingresso nel progetto. Inoltre, il 13% degli orfani presenta forme di disabilità precedenti al trauma. Più del 40% vive in famiglie affidatarie, mentre il 10% vive in comunità. La situazione economica di queste famiglie è precaria, con l’83% che dichiara di avere difficoltà a raggiungere la fine del mese e il 15% che ha un reddito inferiore a 12.000 euro.

I segnali di allarme sottovalutati

La ricerca evidenzia che il 65% delle famiglie coinvolte non era in carico ai servizi sociali prima del femminicidio, nonostante la presenza di elementi di vulnerabilità. Tra questi, vi sono familiari con problemi di dipendenza da sostanze o con provvedimenti giudiziari, principalmente di natura penale. I dati relativi ad altri elementi che possono rappresentare traumi o eventi stressanti precedenti al crimine domestico sono allarmanti, in particolare la violenza assistita, sia fisica che psicologica o sessuale. È quindi urgente riuscire a cogliere questi segnali di allarme come predittivi della violenza. I minori che diventano orfani a causa dell’uccisione della madre da parte del padre subiscono un impatto psicologico devastante. Si tratta di una vera e propria sindrome chiamata “child traumatic grief”, che provoca un lutto traumatico quasi permanente e uno stato di dolore cronico. Il lavoro dei quattro partenariati del progetto “A Braccia Aperte” consiste anche nel gestire questa specifica forma di trauma, che coinvolge non solo gli orfani, ma anche i caregiver e i familiari delle vittime. È necessario affrontare ogni aspetto di questa complessa situazione, come quello economico, organizzativo, legale, psicologico e di supporto alla scuola, allo sport e al lavoro, oltre al sostegno ai nonni, agli zii e alla famiglia affidataria. Gli obiettivi sono costruire una rete affettiva e relazionale che sostenga gli orfani nel loro percorso di crescita e favorire lo sviluppo di una rete di supporto per le famiglie affidatarie.

Le tutele previste dalla legge

Le tutele per i bambini rimasti soli dopo l’uccisione della madre da parte del padre sono state introdotte per la prima volta dalla legge 4 del 2018. Questo provvedimento prevede l’accesso al gratuito patrocinio, l’assistenza medico-psicologica, la sospensione della pensione di reversibilità e del diritto all’eredità per l’omicida, nonché la possibilità per l’orfano di modificare il cognome. Dal punto di vista economico, i regolamenti entrati in vigore a luglio 2020 prevedono borse di studio per gli orfani, rimborsi per spese mediche e psicologiche, contributi per l’inserimento nel mondo del lavoro e un sostegno mensile di 300 euro per le famiglie affidatarie. Inoltre, esiste un fondo di 60.000 euro per le vittime di reati internazionali violenti, destinato anche agli orfani. Nonostante la legge 4 rappresenti un aiuto concreto, i tempi per ottenere i fondi sono spesso molto lunghi. Ci sono famiglie che non ricevono notizie dopo molti mesi dalla richiesta. Sarebbe utile velocizzare l’iter burocratico per fornire un aiuto concreto a queste famiglie in difficoltà.