Femminicidio: l’ultimo atto di un ciclo di violenza sulle donne

Uno scorcio di piazza Città di Lombardia in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, Milano, 25 novembre 2013. ANSA/UFFICIO STAMPA REGIONE LOMBARDIA +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

Femminicidio: una forma estrema di violenza di genere

Il femminicidio è un fenomeno complesso che va oltre l’uccisione di una donna da parte di un uomo. Secondo la ricercatrice Milena Anzani dell’Università degli Studi di Padova, il femminicidio è l’ultimo atto di un ciclo di violenza che si sviluppa all’interno di una società patriarcale. In questa società, le donne sono subordinate e soggette a discriminazioni, violenze e persino alla morte. Il femminicidio rappresenta il massimo esempio del potere e del controllo degli uomini sulle donne, basato su comportamenti misogini e discriminatori.

Le discriminazioni di genere, gli stereotipi radicati nella società e le relazioni di potere disuguali tra uomini e donne contribuiscono a mantenere le donne in una condizione di subordinazione, alimentando così il ciclo della violenza. Il femminicidio è quindi un gesto estremo di violenza che riflette un’oppressione sistematica, disuguaglianze, abusi e violazioni dei diritti delle donne.

Il termine “femminicidio” è stato introdotto per la prima volta dalla criminologa femminista Diana H. Russell nel 1992 per descrivere l’uccisione delle donne da parte degli uomini a causa del loro genere. Successivamente, il termine “femminicidio” è stato utilizzato dall’antropologa messicana Marcela Lagarde per attirare l’attenzione sulla situazione drammatica delle donne in Messico, in particolare nella città di Ciudad Juárez, dove si sono verificate numerose sparizioni e uccisioni di donne.

Grazie alle lotte dei movimenti femministi e alla ricerca scientifica, il termine “femminicidio” ha acquisito una forte connotazione politica. In molti paesi latinoamericani, il femminicidio è stato incluso nelle legislazioni penali, suscitando un dibattito sul suo significato e sulla sua applicazione. In Italia, il termine “femmicidio” viene utilizzato a livello teorico dalla ricerca sociologica e criminologica, mentre il termine “femminicidio” è preferito sul piano politico e mediatico per descrivere gli omicidi di donne da parte degli uomini e le violenze di genere.

Nel 2013, l’Italia ha introdotto il reato di femminicidio nel suo codice penale, prevedendo pene più severe per chi commette violenza domestica e di genere. La legge italiana riconosce il femminicidio come un reato aggravato quando la vittima è una donna incinta o una persona legata al colpevole da una relazione affettiva. Nel 2017, è stata istituita una commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere.

Nonostante questi progressi legislativi, il femminicidio rimane un problema grave e diffuso. È necessario continuare a sensibilizzare la società e ad adottare misure concrete per prevenire e combattere la violenza di genere in tutte le sue forme.