Dario Franceschini, ex-ministro e attuale esponente del Partito Democratico, ha recentemente acceso un vivace dibattito politico con la sua proposta di modifica della legge sul cognome dei figli. Attraverso un post sui social, ha annunciato l’intenzione di presentare un disegno di legge che prevede l’attribuzione esclusiva del cognome materno ai bambini, un’iniziativa che ha generato reazioni contrastanti in tutto il panorama politico italiano.
La proposta di Franceschini
Franceschini ha esposto la sua idea durante l’Assemblea del gruppo Pd al Senato, definendola un “risarcimento per una ingiustizia secolare”. Questa proposta si colloca all’interno di un contesto più ampio, dove sono attualmente in discussione altre iniziative riguardanti il cognome in commissione Giustizia. L’ex-ministro ha evidenziato che, piuttosto che complicare ulteriormente la questione con doppi cognomi, sarebbe più semplice e giusto che i figli portassero solo il cognome della madre. Secondo lui, questa misura non è solo simbolica, ma rappresenta anche un passo significativo verso l’uguaglianza di genere.
Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, la proposta di Franceschini ha già suscitato polemiche. L’ex-ministro ha chiarito che si tratta di un’iniziativa personale e non di una posizione ufficiale del partito, ma il tema è intrinsecamente delicato e suscita forti emozioni.
Le reazioni bipartisan
Le critiche non si sono fatte attendere, soprattutto da parte del centrodestra. Matteo Salvini ha commentato in modo severo sui social, sottolineando come la proposta di Franceschini rappresenti una priorità discutibile per la sinistra italiana. “Ecco le grandi priorità della sinistra italiana: invece di affrontare questioni concrete, si preoccupano di togliere ai bimbi il cognome del padre”, ha scritto, evidenziando il divario tra le questioni sociali urgenti e il dibattito sul cognome.
Anche Carlo Calenda ha espresso il suo scetticismo, interrogandosi se ci siano davvero altre priorità più urgenti da affrontare. Le perplessità non si limitano al centrodestra; all’interno dello stesso Partito Democratico, alcuni membri, in particolare tra i cattolici, hanno manifestato dubbi sulla proposta. Stefano Lepri ha sottolineato l’importanza di coinvolgere i padri nella crescita dei figli, piuttosto che relegarli a un ruolo marginale.
Le voci a favore
Nonostante le critiche, ci sono anche sostenitori della proposta di Franceschini. Diverse esponenti del Pd, come Laura Boldrini e Valeria Valente, hanno espresso il loro supporto, evidenziando come l’attribuzione esclusiva del cognome paterno abbia storicamente contribuito a rendere invisibili le donne. Anna Rossomando, relatrice per i dem della legge sul doppio cognome, ha affermato che è giunto il momento di affrontare questa questione con serietà .
Luana Zanella di Avs ha definito la proposta “interessante e condivisibile”, pur riconoscendo le difficoltà che potrebbe incontrare nel suo percorso legislativo. La strada per l’approvazione di un simile ddl si preannuncia complessa, soprattutto considerando le resistenze già manifestate.
Le preoccupazioni di costituzionalitÃ
Infine, il costituzionalista Cesare Mirabelli ha sollevato interrogativi sulla legittimità della proposta. Secondo lui, il ddl potrebbe incorrere nelle stesse problematiche di illegittimità che avevano caratterizzato l’obbligo di attribuire solo il cognome paterno. “Una disuguaglianza non si sana capovolgendola”, ha dichiarato, avvertendo che il disegno di legge di Franceschini potrebbe essere impugnato per violazione della Costituzione.
Con il dibattito che si intensifica, il futuro della proposta di Franceschini rimane incerto. Sarà interessante osservare come si svilupperà questa discussione e quali saranno le conseguenze per la legislazione italiana in materia di cognome e diritti di genere.