Frascati: La comunità colpita da un atto di violenza giovanile
Un grave episodio di violenza ha scosso la comunità di Frascati , sollevando interrogativi sulla salute mentale dei giovani . Sabato sera, in piazza Marconi , un ragazzo di 14 anni ha accoltellato un coetaneo di 16 anni, ora ricoverato in terapia intensiva . L’episodio è scaturito da una lite legata a un debito per la compravendita di vestiti . Il giovane aggressore è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio .
Il dolore nascosto degli adolescenti
Giuseppe Lavenia, presidente dell’ Ordine degli psicologi delle Marche , ha offerto una riflessione profonda sull’accaduto: “Dietro un coltello c’è il dolore di chi non ha più parole”. Secondo Lavenia , non si tratta di un gesto folle , ma di una solitudine che affligge molti adolescenti . “Non si arriva a un gesto così estremo dall’oggi al domani. Ci sono mesi, a volte anni, di disagio inascoltato”, ha spiegato. I ragazzi spesso mancano degli strumenti necessari per esprimere il loro malessere e, senza un adeguato supporto , possono agire in modi distruttivi .
La violenza , quindi, si rivela non solo come un atto di aggressione , ma come un grido disperato di chi si sente invisibile . “I nostri ragazzi stanno male, e noi non riusciamo a vederlo”, ha aggiunto Lavenia . La sofferenza giovanile può manifestarsi non solo attraverso lacrime o chiusura , ma anche in forme di rabbia e provocazione . “Quello che accade all’esterno è spesso un riflesso di ciò che manca all’interno”, ha sottolineato.
Un vuoto educativo da riempire
Lavenia ha evidenziato l’urgenza di un intervento tempestivo e di una rete di supporto per i giovani . “Quel coltello non è solo un’ arma , ma un simbolo di impotenza . È ciò che impugna chi non ha altre risorse per affrontare un conflitto o per far sentire la propria voce ”. Questo episodio mette in evidenza un vuoto educativo e relazionale , in cui i ragazzi non ricevono più gli strumenti necessari per gestire le frustrazioni senza ricorrere alla violenza .
“Cosa serve per cambiare questa situazione ?”, si chiede Lavenia . “Non possiamo continuare a puntare il dito su una sola parte. I genitori spesso si sentono soli e la scuola è sovraccarica di responsabilità , ma con pochi strumenti per affrontare queste sfide ”. È fondamentale, secondo il presidente, riportare al centro l’ educazione emotiva . “Un ragazzo che impara a dare un nome alle sue emozioni è un ragazzo che non ha bisogno di colpire per farsi ascoltare”.
In un contesto in cui la violenza tra i giovani sembra in aumento, l’appello di Lavenia è chiaro: è necessario costruire una comunità educante che possa supportare i ragazzi nel loro percorso di crescita , affinché possano affrontare le difficoltà della vita senza ricorrere a gesti estremi .