“Fubbàll, Rapino e il calcio come era: un viaggio nel passato del calcio attraverso le gesta di Rapino e le sue influenze sullo sport”

Remo Rapino, un viaggio nel calcio di un tempo

Il calcio moderno, con le sue società in deficit e i giocatori sempre più ricchi, sembra aver perso di vista l’essenza dello sport. Ma vale davvero la pena immergersi nella lettura di “Fubbal” di Remo Rapino, autore del premio Campiello nel 2020 con “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”. Questo libro ci riporta a un’epoca in cui i numeri sulle maglie andavano dall’1 all’11 e la passione contava più dei soldi.

I dodici personaggi che popolano il libro, ognuno con un capitolo dedicato, sono parenti di Bonfiglio Liborio, come il Mengo delle “Cronache delle terre di Scarciafratta”. Sono vite ai margini, confinate nei campetti di provincia, con storie e sogni originali, caratteri eccentrici ma umani e autentici. Insieme, ci offrono un affresco del calcio e dell’Italia di quei tempi, quando Rapino era giovane.

Milo, figlio di una famiglia socialista che decide di diventare comunista, è un portiere con una faccia da sottotetto di Parigi. Ma non basta: diventa anche anarchico e gioca solo con squadre dalle maglie rossonere, simbolo dell’anarchia. Viaggia per tutta la penisola e si perde tra le sale del museo Matisse a Nizza.

Ma non è solo Milo a raccontarci la sua storia. C’è anche Giuseppe, figlio di immigrati meridionali, un mediano che ha sempre corso veloce, sia per prendere l’autobus per la scuola, sia per recuperare palloni in campo. E c’è il libero siciliano, soprannominato Treccani perché legge Sartre e Camus. Sorride tra sé per quanti credono che chi gioca a calcio abbia orizzonti limitati, ma alla fine si ritrova a scrivere e leggere stupidate.

Il libro è ricco di citazioni, da Galeano a Hikmet, da Borges a Bob Marley. Ogni capitolo si apre con una frase celebre, come quella di Carlos Bilardo, allenatore dell’Argentina: “Io metto i giocatori bene in campo, il problema è che poi si muovono”. Rapino fa riferimento a episodi e partite celebri, creando un legame tra il mondo reale e i suoi personaggi.

Infatti, alcuni di loro si trovano a fare il partigiano nella Brigata Maiella durante la guerra, rubando armi alla milizia fascista. E dopo la Liberazione, uno di loro diventa allenatore fino alla stagione 1952/53. Sono storie che ci regalano tanti dettagli e sorprese, raccontate con uno stile ritmato, sentimentale ma privo di retorica.

Leggendo “Fubbal”, ci immergiamo in un mondo malinconico, ma non nostalgico. Un mondo che non possiamo dimenticare quando entriamo in uno stadio o guardiamo una partita in TV. Remo Rapino ci regala un viaggio nel calcio di un tempo, in cui la passione contava più dei soldi e i numeri sulle maglie avevano un significato speciale.