G7 in Canada: colloqui tra Europa e Stati Uniti mentre si osservano le mosse di Putin

discussioni al g7 dei ministri degli esteri su russia, dazi e sicurezza marittima mentre i leader cercano accordi in un clima di ottimismo e cautela diplomatica.
"Colloqui G7 in Canada tra Europa e Stati Uniti, monitorando le strategie di Putin." "Colloqui G7 in Canada tra Europa e Stati Uniti, monitorando le strategie di Putin."
Colloqui G7 in Canada nel 2025: Europa e Stati Uniti analizzano le strategie di Putin in un contesto geopolitico complesso

Attualmente in corso al Fairmont Le Manoir Richelieu di La Malbaie, in Québec, il G7 dei ministri degli Esteri è teatro di vivaci discussioni e strategie, mentre i leader mondiali analizzano le recenti mosse della Russia. Le dichiarazioni di Vladimir Putin riguardanti una proposta americana di cessate il fuoco di 30 giorni hanno generato reazioni contrastanti, con Donald Trump che ha definito la situazione “promettente, ma non completa”. Questo clima di incertezza si percepisce nei corridoi dell’hotel, dove i rappresentanti diplomatici dei Sette Grandi si confrontano con cautela sui messaggi provenienti da Mosca.

Colloqui tra Europa e Stati Uniti

Fonti italiane presenti all’incontro hanno descritto un’atmosfera di ottimismo, nonostante le sfide attuali. Contrariamente a quanto riportato da alcune voci, la dichiarazione finale della riunione non sembra essere a rischio. Gli alleati, dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, stanno affrontando una dialettica normale e si prevede che raggiungeranno un accordo sul comunicato finale. Non ci sarebbero, invece, problemi su un altro documento riguardante la sicurezza marittima, un tema cruciale in questo contesto geopolitico in evoluzione.

Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha mostrato un atteggiamento collaborativo, nonostante le sue precedenti avvertenze contro eventuali dichiarazioni “antagonistiche” del G7 sulla Russia. Durante l’incontro, ha condiviso con gli alleati i risultati dei colloqui tenutisi a Gedda, mentre il tema delle spese militari, che preoccupa Trump, non è stato affrontato. I dazi, un argomento che sarà discusso bilateralmente, non rientra nelle competenze del G7 Esteri.

Stretta di mano Joly-Rubio

Prima dell’inizio delle sessioni, la ministra degli Esteri canadese, Melanie Joly, ha incontrato Rubio, scambiando un saluto caloroso e una stretta di mano. Sebbene non abbiano rilasciato dichiarazioni ufficiali, Joly ha manifestato l’intenzione di sollevare la questione dei dazi in ogni incontro della riunione. Durante il suo intervento di apertura, ha evidenziato l’importanza del sostegno del G7 all’Ucraina, definendo l’aggressione russa come “illegale”.

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha programmato un incontro bilaterale con Rubio, durante il quale intende affrontare la questione dei dazi. “Dirò che una guerra commerciale non conviene a nessuno”, ha affermato Tajani, aggiungendo che l’Italia potrebbe incrementare le sue importazioni e investimenti negli Stati Uniti, creando così una rete di protezione per le proprie esportazioni.

La strategia italiana contro i dazi

In previsione della guerra commerciale imminente, Tajani ha delineato la strategia italiana, che prevede l’esplorazione di nuovi mercati promettenti. “Messico, Turchia, Paesi del Golfo, Giappone e India sono aree dove possiamo lavorare per aumentare le nostre esportazioni, pur continuando a mantenere relazioni commerciali con gli Stati Uniti”, ha spiegato. È fondamentale, secondo il ministro, non lasciarsi prendere dal panico, ma sviluppare strategie che proteggano le imprese italiane e garantiscano posti di lavoro.

Durante il punto stampa, Tajani ha anche affrontato il caso del cooperante Alberto Trentini, detenuto in Venezuela da metà novembre, e ha ribadito l’apertura dell’Italia a partecipare a una missione a guida ONU in Ucraina. Tuttavia, ha escluso la possibilità di unirsi alla ‘Coalizione dei Volenterosi’ proposta da Emmanuel Macron e Keir Starmer, sottolineando l’importanza di un approccio che coinvolga le Nazioni Unite per garantire la pace, come avviene in Libano con la forza di interposizione dell’Unifil.

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