I genitori di Mario Paciolla contestano l’archiviazione del caso: “Nostro figlio è stato ucciso”

genitori di mario paciolla si oppongono alla richiesta di archiviazione della procura durante un’udienza al tribunale di roma, cercando verità e giustizia per la morte del figlio.
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I genitori di Mario Paciolla chiedono giustizia e contestano l'archiviazione del caso, sostenendo che il loro figlio è stato ucciso

Udienza cruciale al tribunale di Roma

Il 19 marzo 2025, si è tenuta un’udienza significativa presso il Tribunale di Roma, a piazzale Clodio. In questa occasione, i genitori di Mario Paciolla, Anna e Pino, hanno manifestato la loro netta opposizione alla seconda richiesta di archiviazione presentata dalla procura. La tragica storia di Mario, un cooperante napoletano trovato senza vita nella sua abitazione a San Vicente del Caguán, in Colombia, nel luglio del 2020, continua a sollevare interrogativi e preoccupazioni.

Una morte che solleva dubbi

Mario Paciolla, che aveva solo 30 anni al momento della sua morte, era attivamente coinvolto in missioni per le Nazioni Unite. I suoi genitori, colmi di dolore ma determinati, non si rassegnano all’idea che il loro figlio possa essersi suicidato. “Non abbiamo mai creduto che Mario si sia tolto la vita, lui amava la vita”, dichiarano con fermezza. Anna e Pino evidenziano l’esistenza di numerosi elementi, anche di natura scientifica, che supporterebbero l’ipotesi di un omicidio.

Durante un sit-in organizzato davanti alla cittadella giudiziaria, in collaborazione con Articolo 21, Fnsi e Amnesty, i genitori hanno ribadito la loro richiesta di verità e giustizia. “Mario aveva acquistato un biglietto aereo per tornare a Napoli poche ore prima del suo ritrovamento. Non possiamo accettare che la sua morte venga archiviata senza un’indagine approfondita”, hanno affermato, sottolineando il loro impegno non solo per il loro figlio, ma anche per tutti i cooperanti che operano in situazioni simili.

Un percorso di giustizia e verità

La lotta di Anna e Pino Paciolla trascende il piano personale; rappresenta un appello per tutti coloro che, come il loro Mario, si trovano a lavorare in contesti di rischio all’estero. “Da cinque anni stiamo cercando risposte. Questo è un percorso di verità e giustizia”, hanno dichiarato, evidenziando l’importanza di non dimenticare le storie di chi, come Alberto Trentini, ha vissuto esperienze analoghe.

La loro determinazione è palpabile, e la loro voce si unisce a quella di molti che chiedono chiarezza su questa tragica vicenda. La speranza di Anna e Pino è che, attraverso la loro lotta, possano finalmente ottenere le risposte che cercano e garantire che la memoria di Mario non venga offuscata dall’indifferenza.

L’udienza di oggi rappresenta solo un capitolo di una storia in continua evoluzione, e i genitori di Mario sono pronti a combattere fino in fondo per ottenere giustizia.

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