La televisione italiana degli anni Ottanta ha segnato un’epoca di trasformazione sia a livello culturale che gestionale. Tra gli eventi più rilevanti di quel periodo spicca il “caso Celentano”, un episodio significativo che ha avuto un impatto rilevante su Raiuno. Questo evento è tornato alla ribalta recentemente a causa di due punti di vista contrastanti: quello di Mario Maffucci, dirigente Rai, e quello di Guido Paglia, ex direttore delle relazioni esterne di Rai, che ha messo in discussione la ricostruzione di Maffucci. L’analisi delle posizioni divergenti di questi due protagonisti offre uno spaccato interessante di quel momento cruciale nella storia della televisione italiana.
La versione di Maffucci
Mario Maffucci, in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, ha descritto l’inizio del “caso Celentano” come una crisi scaturita da una polemica tra Pippo Baudo, noto conduttore di Raiuno, e il presidente della Rai, Enrico Manca. L’episodio decisivo è avvenuto durante l’ultima puntata di “Fantastico 7”, andata in onda il 6 gennaio 1987. In quell’occasione, Baudo rispose con indignazione alle affermazioni di Manca che lo definiva un conduttore “nazionalpopolare”, dichiarando che avrebbe cercato di realizzare “programmi regionali e impopolari”. Questo evento ha portato, poco dopo, alla partenza di Baudo dalla Rai per trasferirsi a Fininvest, seguendo il percorso di altri volti noti come Raffaella Carrà ed Enrica Bonaccorti.
In questo contesto di cambiamento, Maffucci ha proposto l’ingresso di Adriano Celentano nel cast di “Fantastico”, ritenendolo un personaggio carismatico capace di differenziarsi dal tradizionale schema televisivo. Nonostante l’iniziale scetticismo del direttore generale Biagio Agnes, il quale affermava che Celentano non fosse adatto per la televisione, accettò comunque la proposta di Maffucci. Quest’ultimo ha anche collegato il successo della nuova scelta ad un commento positivo di Ciriaco De Mita, segretario della Democrazia Cristiana all’epoca, il quale avrebbe definito “interessante” il progetto di “Fantastico 8”. Secondo Maffucci, questa approvazione ha confermato la validità dell’azzardo di introdurre Celentano nel programma.
La storia raccontata da Maffucci si inscrive in uno scenario di tensioni e ristrutturazioni che caratterizzarono quegli anni, riflettendo il desiderio di rinnovamento della Rai e dell’intero panorama televisivo italiano.
La replica di Guido Paglia
Guido Paglia, ex direttore delle relazioni esterne di Rai, ha messo in discussione le affermazioni fatte da Maffucci, sostenendo che quest’ultimo abbia una “cattiva memoria” e che la sua riscrittura della storia sia eccessivamente autocelebrativa. Paglia sostiene che, contrariamente a quanto affermato da Maffucci, l’idea di coinvolgere Celentano fosse già stata concepita da Agnes, grazie alla loro amicizia sviluppata durante le vacanze sull’Altopiano di Asiago. Secondo Paglia, Agnes aveva un piano preciso ed era convinto che Celentano fosse l’uomo giusto per ravvivare “Fantastico”.
Il punto di vista di Paglia si concentra dunque sull’agilità decisionale del direttore generale, il quale ha saputo cogliere l’opportunità di unire le forze con un personaggio noto come Celentano. Inoltre, Paglia ha contestato l’affermazione secondo cui Agnes avrebbe avuto colloqui diretti sui contenuti del programma con De Mita, specificando che le discussioni tra loro riguardavano questioni più generali e non singoli palinsesti.
Nonostante i dissensi, Paglia riconosce il notevole successo di “Fantastico 8”, che ha attirato ben 13,2 milioni di spettatori e raggiunto il 63% di share nella prima puntata, attribuendo comunque il merito principale ad Agnes, piuttosto che a Maffucci. Le sue dichiarazioni offrono un’altra chiave di lettura di quanto accaduto, evidenziando come le decisioni fossero il frutto di collaborative interazioni tra i dirigenti, piuttosto che di singole intuizioni.
Un’eredità indelebile
Malgrado le diverse interpretazioni riguardo gli eventi, è incontrovertibile l’impatto che “Fantastico 8” ha avuto sul panorama televisivo italiano. Celentano, nonostante il suo esordio, che secondo Maffucci non fu dei migliori, si rivelò essere una figura capace di stupire e attrarre il pubblico con le sue eccentricità e creatività. La trasmissione ha rappresentato un cambio di paradigma nella programmazione della Rai e ha cambiato le aspettative degli spettatori nei confronti dei varietà.
Il “caso Celentano” non è solo un punto di divergenza tra due professionisti del settore, ma è emblematico del conflitto tra tradizione e innovazione nella televisione italiana, un tema ancora presente nel discorso mediatico attuale. L’epoca dei grandi cambiamenti che caratterizzò quegli anni ha lasciato un’impronta indelebile, contribuendo a plasmare la televisione così come la conosciamo oggi.