Il recente incontro del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi ha portato all’approvazione di due provvedimenti fondamentali: un decreto sui centri per migranti in Albania e una riforma della cittadinanza italiana. La riunione, presieduta dalla premier Giorgia Meloni, è durata circa due ore e ha evidenziato la determinazione del governo nell’affrontare le questioni legate all’immigrazione e alla cittadinanza.
Il decreto Albania
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha presentato un decreto definito “molto semplice”, composto da un solo articolo, eccetto quello relativo all’entrata in vigore. Questo provvedimento ha l’obiettivo di trasformare i centri per migranti in Albania in Centri di Permanenza per Rimpatri (Cpr). Piantedosi ha chiarito che il decreto prevede l’utilizzo della struttura esistente nel centro di Gjader per il trasferimento di persone dall’Italia, estendendo l’applicazione anche a chi non è stato salvato in operazioni di soccorso in mare, contrariamente a quanto stabilito dalla legge di ratifica precedente.
L’approvazione di questo decreto segna un passo significativo per la riattivazione del centro di Gjader, che continuerà a svolgere le sue funzioni. Il ministro ha sottolineato che non ci saranno risorse aggiuntive per l’uso del centro come Cpr, il quale sarà integrato nella rete nazionale dei Cpr. Inoltre, è stata approvata una relazione annuale sui Paesi di origine sicura, facilitando così l’apertura del centro per le procedure accelerate di frontiera.
Riforma della cittadinanza
Per quanto riguarda la riforma della cittadinanza, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha fornito dettagli su un provvedimento articolato in un decreto e due disegni di legge, volto a combattere gli abusi riscontrati in passato. Tajani ha messo in evidenza che gli italo-discendenti nati all’estero diventeranno cittadini italiani automaticamente, a condizione di dimostrare il legame con l’Italia, ma solo per due generazioni. In pratica, chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà considerato cittadino dalla nascita.
Le nuove regole entreranno in vigore dalla mezzanotte del giorno dell’approvazione, modificando le modalità di acquisizione della cittadinanza. Tajani ha sottolineato l’importanza di questa riforma nel rafforzare il legame tra chi desidera diventare cittadino italiano e l’Italia stessa, avvertendo al contempo contro gli abusi e le richieste di cittadinanza prive di un reale interesse per il Paese.
In aggiunta, la riforma prevede un aumento dei costi per ottenere la cittadinanza, che passeranno da 600 a 700 euro. Questa modifica è stata giustificata dalla necessità di alleviare il carico di lavoro sui piccoli comuni, spesso sopraffatti dalle pratiche burocratiche legate alla cittadinanza.
Attraverso queste misure, il governo italiano intende non solo regolare l’immigrazione, ma anche garantire che la concessione della cittadinanza avvenga in modo serio e responsabile, tutelando così i diritti di chi desidera realmente far parte della comunità italiana.