Il ritorno delle modelle sottili: analisi dell’inclusività nelle passerelle della moda

Il report di Vogue Business evidenzia un preoccupante ritorno delle modelle estremamente magre nelle sfilate, con solo l’8% di rappresentanza per taglie forti e medie, sfidando i progressi sull’inclusività.
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Nel mondo della moda, il dibattito sull’inclusività delle diverse taglie è un tema ricorrente. Nonostante gli sforzi recenti per rappresentare corpi di varie forme e dimensioni, i dati emersi dall’ultimo report di Vogue Business raccontano una storia preoccupante, con un ritorno dominante delle modelle estremamente magre. Nelle recenti sfilate delle collezioni primavera/estate 2025 nelle principali capitali della moda, sembra emergere una tendenza contraria rispetto ai progressi degli ultimi anni. Questo articolo esplorerà i dati del report e le implicazioni di questa involuzione.

I dati sulle taglie nelle ultime sfilate di moda

Secondo il “report annuale sull’inclusività delle taglie” pubblicato da Vogue Business nel mese di ottobre 2024, l’analisi si è concentrata su 8.763 look presentati in 208 sfilate e presentazioni. I risultati sono sorprendenti e rivelano una situazione allarmante: solo lo 0,8% dei look apparteneva a modelle di taglia forte, mentre il 4,3% era rappresentato da modelle di taglia media, con la grande maggioranza, ben il 94,9%, dedicata a modelle di taglia magra, che include le categorie dalla XXS alla S . Questi dati pongono interrogativi sulle strategie di rappresentanza delle diversità corporee all’interno della moda, sfidando le aspettative e le campagne di inclusione promosse nel recente passato.

Un aspetto positivo è l’aumento del 3,7% nella rappresentanza delle taglie medie rispetto alla stagione precedente, ma è importante notare che questo incremento sembra derivare in parte dall’inserimento di uomini muscolosi nelle sfilate miste. Gli analisti di Vogue Business avvertono che questa situazione non deve essere vista come un segnale di miglioramento, poiché le proporzioni delle taglie più grandi rimangono decisamente insufficienti. Questo fenomeno di accelerazione nel mostrare corpi magri sembra suggerire un ritorno a criteri estetici precedentemente criticati per la loro riduttività e non inclusività.

La moda e le conseguenze sociali

Il report della Vogue non critica solo le scelte stilistiche dei brand, ma identifica anche un mutamento più ampio e preoccupante nella società. Nonostante il crescente riconoscimento della body positivity e la presenza di modelle attiviste con taglie curvy, c’è una stagnazione generalizzata nella rappresentanza delle taglie forti. Ci si interroga se i progressi ottenuti finora siano un effetto temporaneo o se la moda sia effettivamente tornata a modelli estremamente sottili, spingendo molte consumatrici verso ideali di bellezza potenzialmente dannosi.

Inoltre, si segnala l’influenza crescente di farmaci dimagranti come l’Ozempic, il cui utilizzo è sempre più diffuso anche tra le celebrità che promuovono il loro successo sulla perdita di peso. La preoccupazione è che l’attenzione nei media per queste pratiche possa spingere le donne a ricercare figure conformi a canoni di bellezza malsani, mettendo in discussione la salute e il benessere psicologico delle consumatrici e contribuendo a modelli di consumo basati su standard irraggiungibili.

Le sfilate di moda nelle principali capitali

Riguardo alle sfilate di moda che si sono svolte quest’anno, i dati di Milano mostrano una sostanziale carenza di inclusività. Solo lo 0,3% dei look era dedicato a taglie plus, evidenziando un fenomeno di esclusione dai principali brand. L’unico marchio da segnalare per la sua strategia inclusiva è Sunnei, che ha celebrato il decimo anniversario con modelli di taglia media, ma senza includere modelle curvy. Le percentuali relative ai brand più riconosciuti continuano a indicare una netta predominanza delle taglie sottili.

Al contrario, Parigi ha visto una rappresentanza maggiore di taglie forti, con Ester Manas che si è distinta per la sua visione inclusiva, simile a quelle già osservate in altre capitali della moda come New York e Londra. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che, sebbene la settimana della moda londinese sia stata identificata come la più inclusiva del 2023, la percentuale di rappresentanza delle taglie forti rimane comunque stagnante e insoddisfacente per le attese di un settore in continua evoluzione.

La moda si trova di fronte a un bivio significativo: bilanciare le esigenze di mercato con la responsabilità sociale di promuovere una bellezza autentica e inclusiva. Le dinamiche attuali delle passerelle devono sollecitare una riflessione critica non solo tra i designers e le case di moda, ma anche tra i consumatori e le comunità più ampie.