Negli ultimi dieci anni, il sistema scolastico italiano ha subito un drastico ridimensionamento, segnando la perdita di circa mille scuole. Secondo un’analisi condotta dalla Uil Scuola, il numero di istituzioni scolastiche è passato dalle 8.846 del 2015-2016 alle attuali 7.981. Questa tendenza, che continua a preoccupare genitori, docenti e alunni, non mostra segni di ripresa, con previsioni che indicano ulteriori chiusure nei prossimi dieci anni.
Il calo progressivo delle istituzioni scolastiche
Nell’analisi delle statistiche nel lungo periodo, emerge un quadro allarmante. Rispetto al 2000-2001, quando le scuole in Italia erano 11.592, il calo rappresenta quasi il 40% in trent’anni. L’evidente riduzione del numero delle scuole manifesta un cambiamento radicale nel panorama educativo nazionale, impattando non solo sulle strutture presenti sul territorio, ma anche sulla qualità della didattica e sull’offerta formativa disponibile per gli studenti.
Le proiezioni per il futuro indicano che nel 2031-2032 il numero delle scuole sarà ulteriormente ridotto a 6.885, con un decremento a una velocità che non lascia spazio a ottimismi. Questa diminuzione mette in discussione l’accessibilità e la fruibilità del servizio educativo, specialmente in contesti già svantaggiati.
Il risparmio economico e le perdite umane
Un aspetto che non può essere sottovalutato è l’aspetto economico legato al dimensionamento delle scuole. Secondo quanto riportato dagli esperti, questo processo genererà risparmi per le casse statali pari a 88 milioni di euro. Tuttavia, questo vantaggio economico si traduce in una mancanza di benefici tangibili per gli insegnanti, gli alunni e le famiglie. È evidente che il risparmio finanziario non sostituisce l’importanza educativa e sociale delle scuole, spesso cuore pulsante delle comunità locali.
Giuseppe D’Aprile, segretario della Uil Scuola, esprime un’opinione chiara su questo tema: “L’unico beneficio per il dimensionamento riguarderà le casse dello Stato, non ci sarà nessun vantaggio per docenti, alunni, genitori.” Questa dichiarazione sottolinea l’esigenza di considerare non solo i dati economici, ma anche le implicazioni sociali e educative di una ristrutturazione così massiccia.
Gli effetti sulla comunità e la necessità di un dibattito pubblico
Le conseguenze della riduzione del numero di scuole si sentono non solo in ambito educativo, ma anche nella comunità più ampia. Le scuole sono spesso centri di aggregazione e supporto alle famiglie, fungendo da spazi di socializzazione, crescita e istruzione. Con la chiusura di queste istituzioni, è a rischio anche la coesione sociale, poiché le famiglie potrebbero trovarsi a dover affrontare lo spostamento verso scuole più lontane o le difficoltà nel reperire risorse educative adeguate.
È urgente aprire un dibattito pubblico, in grado di coinvolgere tutti gli attori del sistema educativo – da politici a insegnanti fino ai genitori – per esplorare soluzioni che garantiscano un’istruzione di qualità per tutti. Solo così si potrà arginare una tendenza che sembra inarrestabile e che, se non affrontata, porterà a una progressiva erosione del patrimonio educativo nazionale.