Israele ha recentemente condotto un raid aereo su Damasco, come riportato da fonti siriane e israeliane. L’operazione, avvenuta il 13 marzo 2025, ha colpito un presunto centro di comando della Jihad islamica palestinese nella capitale siriana. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito che l’attacco ha causato la morte di almeno una persona, confermando che gli aerei israeliani hanno lanciato due missili su un edificio.
Le accuse dell’onu e la risposta di israele
Nel frattempo, una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto che accusa Israele di attacchi “sistematici” contro la salute sessuale e riproduttiva dei palestinesi a Gaza, definendo tali azioni come “atti genocidi”. Secondo il documento, le autorità israeliane avrebbero sistematicamente compromesso la capacità dei palestinesi di avere figli, danneggiando le strutture sanitarie dedicate a questo scopo.
La reazione di Israele è stata immediata e decisa. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha liquidato le conclusioni della commissione come “false e assurde”. In una nota, ha descritto il Consiglio per i diritti umani dell’Onu come un circolo anti-israeliano che continua a diffondere calunnie. Netanyahu ha definito l’accusa di distruzione delle strutture per la salute sessuale e riproduttiva come “assurda”, sottolineando che Hamas, l’organizzazione militante palestinese, è responsabile di crimini atroci contro gli israeliani.
Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha descritto il rapporto come uno dei peggiori casi di accusa del sangue, sostenendo che accusa le vittime dei crimini commessi contro di loro. Ha aggiunto che solo un’organizzazione antisemita come l’Onu potrebbe produrre un documento così “malato”.
Anche il parlamentare dell’opposizione Benny Gantz ha commentato il rapporto, definendolo “ingannevolmente falso” e un nuovo punto basso nella depravazione morale delle Nazioni Unite. Gantz ha accusato il documento di diffondere “calunnie antisemite” e di avvantaggiare i terroristi.
Le conseguenze del conflitto
La situazione a Gaza rimane tesa, con Israele che ha recentemente interrotto la fornitura di elettricità alla Striscia, un’azione che Hamas ha definito un “ricatto inaccettabile”. Le tensioni tra le due parti sono elevate, e il conflitto sembra non avere una soluzione a breve termine.
In questo contesto, l’inviato speciale degli Stati Uniti ha rivelato che Hamas ha proposto una tregua che va da cinque a dieci anni, con l’impegno di disarmarsi. Tuttavia, le prospettive di pace sembrano lontane, mentre le accuse reciproche e gli attacchi continuano a caratterizzare la situazione.
La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione, mentre il conflitto si intensifica e le conseguenze umanitarie diventano sempre più gravi. La questione della salute sessuale e riproduttiva dei palestinesi, insieme alle accuse di genocidio, solleva interrogativi etici e morali che richiedono una risposta urgente e decisiva.