Khamenei replica a Trump: l’invito al dialogo è visto come un inganno dall’Iran

Khamenei respinge l’invito di Trump a negoziare, definendolo un inganno e sottolineando l’impossibilità di colloqui senza la revoca delle sanzioni americane.
"Khamenei risponde a Trump: l'invito al dialogo percepito come inganno dall'Iran." "Khamenei risponde a Trump: l'invito al dialogo percepito come inganno dall'Iran."
Khamenei risponde a Trump nel 2025: l'Iran percepisce l'invito al dialogo come un inganno

L’ayatollah Ali Khamenei ha risposto in modo deciso alla lettera del presidente statunitense Donald Trump, nella quale si invitava l’Iran a negoziare sul programma nucleare. La comunicazione, come riportato dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, è stata consegnata dal consigliere diplomatico degli Emirati Arabi Uniti, Anwar Gargash, al ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. L’incontro tra Gargash e Araghchi è stato trasmesso in diretta dalla televisione di Stato iraniana, amplificando ulteriormente il messaggio di Trump.

Khamenei: “Un inganno per l’opinione pubblica”

Secondo Khamenei, l’invito di Trump rappresenta un mero tentativo di ingannare l’opinione pubblica globale. L’ayatollah ha sottolineato che l’obiettivo del presidente americano è far credere che l’Iran non sia disposto a sedersi al tavolo delle trattative. “Abbiamo già negoziato per anni. Questa stessa persona ha distrutto un accordo già firmato”, ha dichiarato, riferendosi al ritiro degli Stati Uniti dal Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) durante il primo mandato di Trump. Khamenei ha evidenziato l’inutilità di avviare colloqui quando si è certi che non porteranno a risultati concreti.

L’ayatollah ha chiarito che l’obiettivo principale di qualsiasi negoziazione dovrebbe essere la revoca delle sanzioni, ma ha espresso scetticismo sulla possibilità che ciò avvenga con l’attuale amministrazione americana. “Come possiamo negoziare se sappiamo che non funzionerà?”, ha chiesto Khamenei, avvertendo che gli Stati Uniti continueranno a stringere il cappio delle sanzioni e ad aumentare la pressione sull’Iran.

Una posizione più forte

Khamenei ha anche affermato che l’Iran si trova in una posizione più forte rispetto a un anno fa, contrariamente a quanto sostenuto dai suoi avversari. “I nemici dell’Iran vogliono far credere che la Repubblica islamica sia più debole a causa degli sviluppi regionali”, ha dichiarato, ribadendo la determinazione di Teheran. Ha chiarito che l’Iran non cerca la guerra né ha intenzione di sviluppare armi nucleari, ma ha avvertito che, qualora gli Stati Uniti e i loro alleati compiano azioni sbagliate, le contromisure da parte di Teheran saranno certe e decisive.

“Chi ci rimetterà di più sarà l’America“, ha concluso Khamenei, aggiungendo che se l’Iran avesse voluto sviluppare armi nucleari, gli Stati Uniti non avrebbero potuto fermarlo. La risposta dell’ayatollah segna un ulteriore passo nella crescente tensione tra Iran e Stati Uniti, evidenziando la complessità delle relazioni internazionali in un contesto già fragile.

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