L’8 Marzo 2025: Stereotipi di Genere e Violenza tra i Giovani
L’8 marzo 2025 evidenzia una problematica allarmante: gli stereotipi di genere continuano a influenzare profondamente la vita dei giovani, suscitando interrogativi sul loro impatto nelle relazioni interpersonali. La violenza maschile, infatti, non ha età e colpisce sia le donne che gli uomini che perpetuano tali atti. Questo è quanto emerge dal monitoraggio di Telefono Rosa Piemonte, focalizzato in particolare sul mondo giovanile. Le rappresentanti dell’associazione affermano: “Il cambiamento della cultura patriarcale deve partire dai più giovani, anche se purtroppo alcuni di loro sono coinvolti in episodi di violenza”.
Nel 2024, Telefono Rosa ha accolto 761 donne, di cui il 3,42% aveva meno di 16 anni e il 21,81% tra i 16 e i 29 anni. I dati sono preoccupanti: il 68,5% delle donne accolte ha riportato un alto o altissimo livello di rischio. Le forme di violenza subite sono varie: il 36,01% ha dichiarato di aver subito violenza fisica, il 47,96% violenza verbale o minacce, mentre il 5,39% ha vissuto violenza sessuale. Inoltre, il 63,34% ha riferito di violenza psicologica e il 33,38% di violenza economica. È significativo notare che il 25,23% delle donne accolte ha meno di 29 anni, mentre solo il 16,5% dei maltrattanti appartiene alla stessa fascia d’età, evidenziando un predominio di uomini più grandi.
La percezione della violenza tra i giovani
Un’indagine condotta dalla Fondazione Libellula su un campione di 1.592 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 19 anni ha rivelato dati inquietanti. Il 29% dei ragazzi non considera violenza toccare qualcuno senza consenso, mentre il 20% ritiene che chiedere insistentemente foto intime non sia un atto violento. Altri dati preoccupanti mostrano che il 21% dei ragazzi non vede come violenza l’isolamento della partner e il 26% giustifica il bacio senza consenso. La gelosia, per il 56% dei giovani intervistati, è considerata una forma d’amore.
Queste convinzioni sollevano interrogativi fondamentali: è normale che i giovani abbiano tali idee? È accettabile che comportamenti di questo tipo influenzino negativamente le relazioni tra i generi? La risposta sembra suggerire che la cultura maschilista è ancora radicata, lontana dai diritti paritari per donne e ragazze. Le giovani, se non accettano tali dinamiche, si trovano a rischio di subire prevaricazioni e violenze di vario genere, con conseguenze che possono rivelarsi devastanti.
Il ruolo della scuola nell’educazione affettiva
In questo contesto, le famiglie si trovano in difficoltà e chiedono supporto a istituzioni educative come le scuole. È interessante notare che per tre giovani su quattro, le aspettative riguardo a un’educazione sessuale e affettiva sono legate proprio al contesto scolastico. Ci si interroga quindi su come possa essere considerato normale escludere tali argomenti dalle scuole. In Europa, l’educazione affettiva è obbligatoria in 19 Stati, ma l’Italia non è tra questi.
Le rappresentanti di Telefono Rosa sottolineano che l’educazione affettiva e sessuale non si limita a temi biologici o contraccettivi, ma deve includere discussioni su emozioni, relazioni, rispetto e consenso. “Non possiamo considerare queste tematiche come superflue da escludere dall’educazione”, affermano. È fondamentale che le scuole diventino luoghi di apprendimento in cui si affrontano anche questi aspetti cruciali della vita, contribuendo così a formare una generazione più consapevole e rispettosa.
La situazione attuale richiede una riflessione profonda e un impegno collettivo per superare stereotipi e pregiudizi, affinché le pari opportunità diventino una realtà concreta e non un obiettivo lontano.