L’evoluzione del temporary management in Italia: dai primi passi ai nuovi orizzonti

Il temporary management in Italia sta guadagnando terreno tra le piccole e medie imprese, affrontando sfide come digitalizzazione e sostenibilità, mentre offre opportunità di crescita e innovazione strategica.
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L’industria del temporary management sta vivendo un momento significativo in Italia. Originariamente introdotto circa trent’anni fa, questo modello di gestione ha mostrato una crescita e una trasformazione notevoli. L’attuale panorama è stato analizzato da Maurizio Quarta, una figura di spicco nel settore, che ha condiviso le sue riflessioni sulla nascita, l’evoluzione e le sfide del temporary management nel contesto delle piccole e medie imprese italiane.

L’emergere del temporary management: le origini storiche

La prima indagine significativa sul temporary management in Italia risale al 1995, realizzata da Atema in collaborazione con L’Impresa e coordinata da Maurizio Quarta. L’allora ricerca mette in evidenza un mercato caratterizzato da una scarsa presenza di società specializzate e da un limitato interesse da parte di investitori stranieri. Le piccole e medie imprese, che avrebbero potuto beneficiare di questo strumento, si mostrano riluttanti, senso il temporary management più come una soluzione per situazioni di crisi che come un’opportunità per sviluppare competenze manageriali a lungo termine.

Nel 2015, un ulteriore studio ha evidenziato un incremento della consapevolezza e dell’uso del temporary management tra le pmi. I dati suggeriscono una crescente accettazione del TM come strumento strategico fondamentale per migliorare le performance aziendali. Un cambiamento di mentalità che oggi si riflette nelle scelte di investimento e gestione delle piccole realtà imprenditoriali.

La crescita e l’uso del temporary management tra le pmi

Negli ultimi anni, il scenario del temporary management nelle pmi italiane ha visto un aumento significativo della percezione e dell’approccio verso questo modello. Secondo i dati di Maurizio Quarta, circa il 60% delle piccole imprese italiane conosce il concetto di temporary management, anche se solo una frazione utilizza effettivamente questo strumento. Le piccole aziende, in particolare quelle con un fatturato compreso tra 2 e 5 milioni di euro, si dimostrano sempre più aperte a soluzioni di gestione innovative e flessibili, con una conoscenza media dello strumento intorno al 63%.

Questa apertura è in gran parte alimentata dalle sfide attuali che le pmi devono affrontare. La digitalizzazione, la richiesta di sostenibilità e la necessità di ristrutturazione aziendale hanno spinto molte imprese a esplorare il temporary management come strategia per integrarsi nel mercato globale. Il passaggio dall’export alla vera e propria internazionalizzazione rappresenta un’altra area cruciale, richiedendo alle pmi di reinventare la propria presenza sul mercato attraverso l’apertura a nuovi meccanismi operativi.

Le sfide contemporanee delle pmi italiane

Il mercato attuale delle pmi in Italia affronta diverse sfide che pongono il temporary management al centro delle strategie aziendali. Una delle questioni principali è l’integrazione delle * tecnologie digitali* nella gestione operativa. Secondo studi condotti dall’Osservatorio Polimi, circa il 50% delle aziende deve compiere il passo decisivo verso una digitalizzazione non più emergenziale, ma strutturata e pensata.

La sostenibilità e l’approccio agli obiettivi ESG sono diventate ulteriormente cruciali. Non solo come leva di marketing, ma come vero e proprio fattore competitività richiesto da banche e grandi OEM. Questo cambio di paradigma richiede che le pmi integrino gli obiettivi di sostenibilità all’interno delle loro strategie economiche a lungo termine, ponendo l’accento sull’importanza di un report integrato di sostenibilità.

Un altro punto critico è il passaggio generazionale, che rappresenta una delle sfide più complesse. Molte pmi non hanno ancora avviato un vero e proprio piano strutturato per affrontare questo problema cruciale, lasciando aperte strade di transizione che possono impattare negativamente sulla continuità aziendale.

Il mercato del temporary management: tratti distintivi e prospettive future

In un panorama in evoluzione, Maurizio Quarta sottolinea che il temporary management e il fractional management sono due concetti strettamente legati. Mentre il TM si rivolge alla gestione temporanea di progetti aziendali, il fractional management risponde alle esigenze di aziende molto piccole che necessitano di competenze manageriali senza dover reclutare un manager a tempo pieno. L’interesse verso queste soluzioni di gestione continua a crescere, con l’attenzione focalizzata principalmente su quelle aree che mostrano un immediato impatto economico.

Negli ultimi anni, l’entrata di gruppi stranieri nel mercato italiano rappresenta un cambiamento notevole. L’acquisizione da parte di un gruppo francese di un’importante realtà italiana cambia le dinamiche e preannuncia un innalzamento della qualità dei servizi offerti. Nonostante ciò, il mercato del temporary management in Italia è ancora considerato relativamente piccolo rispetto ad altri paesi. Questa situazione offre opportunità di crescita, ma richiede anche un adeguamento da parte delle pmi italiane per restare competitive in un contesto globale sempre più esigente.

L’interesse verso il temporary management è in netta crescita e, con il supporto delle nuove risorse strategiche e finanziarie, le pmi italiane hanno ora l’opportunità di cliccare sull’acceleratore della trasformazione. Il panorama futuro sembra promettente e invita a una riflessione attenta sul modo in cui queste imprese possono sfruttare al meglio il potenziale del temporary management.

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