L’Italia ribadisce il suo no all’invio di truppe in Ucraina, Meloni valuta la partecipazione alla video-call

Giorgia Meloni valuta la partecipazione a una video-call del Regno Unito per discutere la pace in Ucraina, mentre l’Italia ribadisce di non inviare truppe al fronte.
"Meloni discute la posizione dell'Italia sul conflitto in Ucraina, confermando il no all'invio di truppe." "Meloni discute la posizione dell'Italia sul conflitto in Ucraina, confermando il no all'invio di truppe."
L'Italia conferma il suo rifiuto all'invio di truppe in Ucraina mentre Meloni considera la partecipazione a una video-call internazionale

La decisione di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano, si trova di fronte a una scelta cruciale: partecipare o meno alla video-call dei “volenterosi” convocata dal Regno Unito per sabato. La sua partecipazione non è affatto garantita, come confermato da fonti governative. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha invitato i leader di diversi Paesi per discutere il supporto alla pace in Ucraina, in seguito a un potenziale accordo di tregua con la Russia. Tuttavia, l’Italia ha già chiarito la sua posizione: non invierà truppe al fronte.

La posizione del governo italiano

Il governo italiano ha ribadito che, qualora l’incontro di Londra comportasse un invio di soldati, l’Italia non parteciperà. Questo messaggio proviene da Palazzo Chigi, dove si sta monitorando attentamente la situazione. Meloni ha recentemente partecipato a una riunione dei Capi di Stato maggiore europei a Parigi, ma in quell’occasione l’Italia era presente solo come osservatrice, non come membro attivo del gruppo dei “volenterosi”.

Preparazione per il Consiglio europeo

In vista del Consiglio europeo del 20-21 marzo, Meloni è attivamente impegnata nella preparazione di un discorso da presentare alle Camere. Questo momento si preannuncia fondamentale, specialmente dopo le divergenze emerse tra i partiti della maggioranza durante il voto a Strasburgo. Gli europarlamentari di Fratelli d’Italia hanno infatti sostenuto una risoluzione sul Libro bianco della difesa, invitando i 27 Stati membri dell’Unione Europea a prendere misure urgenti per garantire la sicurezza del continente, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo.

Le divergenze nella maggioranza

Tuttavia, la delegazione di Fratelli d’Italia si è astenuta sulla risoluzione riguardante l’Ucraina, dopo aver tentato senza successo di rinviare il voto. Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo ECR, ha evidenziato che il testo non considerava l’accordo raggiunto a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina per un possibile cessate il fuoco, rischiando di alimentare tensioni piuttosto che contribuire alla stabilità.

Un esponente di Fratelli d’Italia ha chiarito che non si è trattato di un doppio voto. La posizione del partito è chiara: approvare un testo percepito come anti-Usa renderebbe difficile il dialogo con Washington. La Lega ha votato contro la risoluzione, mentre Forza Italia ha espresso il proprio sostegno. Palazzo Chigi ha comunicato che il contenuto della risoluzione sull’Ucraina era considerato eccessivamente accusatorio nei confronti degli Stati Uniti, un aspetto che ha influenzato la decisione di Fratelli d’Italia.

Il cessate il fuoco e le reazioni

Inoltre, la notizia di un possibile cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina, giunta dall’Arabia Saudita, ha inciso sull’astensione del partito. “Non ci stiamo smarcando da nulla”, ha ribadito un membro del governo, chiarendo che non si trattava di un voto contro l’Ucraina. Nonostante le divergenze, Palazzo Chigi non sembra allarmato: la maggioranza ha dimostrato unità in momenti cruciali.

Prossimi incontri e sinergie

Attualmente, non è previsto un vertice tra Meloni e i leader della maggioranza, Antonio Tajani e Matteo Salvini, anche se i tre si incontrano regolarmente per discutere le questioni in corso. Da Palazzo Chigi, si evidenzia la “piena sintonia” tra Meloni e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il quale ha ribadito che i finanziamenti per la difesa non dovranno compromettere i servizi pubblici e la sanità, esprimendo il suo dissenso verso spese che possano aumentare il debito pubblico e minacciare la stabilità economica dell’Eurozona.

Change privacy settings
×