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L’università Cattolica di Milano avvia l’anno accademico con un appello contro la banalità del sapere
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L’università Cattolica di Milano avvia l’anno accademico con un appello contro la banalità del sapere

L’arcivescovo Mario Delpini, durante l’inaugurazione dell’anno accademico all’università Cattolica di Milano, sottolinea l’importanza di un sapere profondo e intergenerazionale per combattere la superficialità nell’educazione.
L'università Cattolica di Milano avvia l'anno accademico con un appello contro la banalità del sapere - Tendenzediviaggio.it - Foto generata con AI

L’inaugurazione del nuovo anno accademico dell’università Cattolica di Milano ha visto un intervento incisivo del suo presidente, l’arcivescovo Mario Delpini. Questa cerimonia non è stata solo un momento di celebrazione, ma anche un forte richiamo a riflettere sul significato profondo della conoscenza e sull’importanza di evitare l’approccio superficiale nei processi educativi. Il discorso di Delpini è stato un invito a considerare il sapere non come un insieme di nozioni, ma come un cammino di sapienza che incoraggia la contemplazione e l’interpretazione critica della realtà.

Il sapere come antidoto alla superficialità

Monsignor Delpini ha messo in guardia contro i pericoli della banalità, descrivendo questo fenomeno come il risultato di un approccio educativo limitato. “L’università Cattolica”, ha affermato, “pronuncia la sua invettiva contro la banalità perché propone il sapere come funzione della sapienza.” Secondo l’arcivescovo, anche la mera accumulazione di informazioni, se non viene riflessa e reinterpretata, rischia di ridursi a un’esperienza vuota. Questo approccio fa di un’istruzione un semplice bagaglio di nozioni anziché un’opportunità per una crescita personale e intellettuale autentica.

L’istruzione dovrebbe invece stimolare la capacità di fare connessioni significative tra diverse epoche e esperienze. Delpini ha sottolineato l’importanza di un apprendimento che abbraccia la dimensione intergenerazionale, permettendo un dialogo continuo tra passato e presente. In questo contesto, il sapere diventa una sorta di ponte tra le generazioni, per alimentare esperienze e culture diverse, contribuendo a creare una società più coesa e consapevole.

Riscoprire lo studio come una forma di esperienza spirituale

L’arcivescovo ha anche toccato il tema dello studio storico, proponendolo come una vera e propria esperienza spirituale. Questa visione contrasta con l’idea di apprendimento che si limita a raccogliere nozioni da un manuale. “Lo studio del passato”, ha dichiarato Delpini, “è una forma di esperienza spirituale.” La conoscenza non deve essere confinata a nozioni dal sapore nostalgico, ma deve servire a formare l’individuo nella sua complessità, valorizzando le esperienze personali e collettive.

L’università Cattolica, con il suo approccio, invita a una riflessione profonda su come la storia e le esperienze passate possano fornire lezioni preziose per il presente e per il futuro. Il sapere, quindi, non è visto come un fine, ma come un mezzo per interagire attivamente con il mondo. La capacità di interpretare il passato aiuta, secondo Delpini, a sognare un futuro migliore, arricchendo non solo la propria vita ma anche quella degli altri.

Un appello a educatori e studenti

La celebrazione dell’inaugurazione non ha riguardato solo i membri della comunità accademica, ma ha rappresentato un appello più ampio a tutti gli educatori e studenti. Delpini ha esortato a sviluppare un’educazione che non si limiti alla trasmissione di informazioni, ma che promuova un vero e proprio dialogo culturale e intergenerazionale. Questo richiamo è particolarmente significativo in un’epoca in cui l’istruzione talvolta viene percepita come una mera transazione, piuttosto che come un’opportunità di crescita condivisa.

Il messaggio centrale rimane chiaro: l’università Cattolica sfida le convenzioni tradizionali e propone un’idea di sapere che resiste alla banalità. Lo studio, la ricerca e il dialogo devono sempre mirare a costruire una società più approfondita, dove la conoscenza possa diventare una base solida su cui edificare valori, culture e comunità che guardano al futuro.

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