Malati con patologie irreversibili si oppongono al suicidio assistito in Consulta

dibattito sul suicidio assistito in italia: testimonianze di pazienti e questioni etiche emergono durante l’udienza alla corte costituzionale del 26 marzo 2025
"Malati con patologie irreversibili si oppongono al suicidio assistito in Consulta" "Malati con patologie irreversibili si oppongono al suicidio assistito in Consulta"
malati con patologie irreversibili esprimono la loro opposizione al suicidio assistito in Consulta, sollevando importanti questioni etiche e legali nel 2025

Durante l’udienza pubblica svoltasi a Palazzo della Consulta il 26 marzo 2025, il dibattito sul suicidio assistito ha assunto toni inaspettati. Quattro individui, tutti affetti da patologie irreversibili ma in grado di prendere decisioni autonome, hanno espresso con fermezza la loro opposizione all’accoglimento della questione, avvertendo che l’eliminazione del requisito di trattamento di sostegno vitale potrebbe mettere a rischio il diritto alla vita.

I giudici costituzionali, dopo una breve pausa per deliberare in Camera di consiglio, si sono trovati di fronte a una questione delicata. Le parti coinvolte sono rappresentate dagli avvocati Carmelo Domenico Leotta e Mario Esposito, i quali hanno sostenuto le posizioni dei loro assistiti.

Le parole di Maria Letizia Russo

Tra i quattro malati, emerge la testimonianza di Maria Letizia Russo, che ha condiviso le sue riflessioni con i giornalisti mentre si trovava in sedia a rotelle nella suggestiva Sala delle udienze pubbliche. “La Corte deve mantenere il paletto“, ha dichiarato con determinazione, “contro me stessa, contro la mia volontà, su cui non posso fare affidamento nei momenti di debolezza”.

Russo ha sottolineato come il diritto all’autodeterminazione possa essere influenzato da momenti di profondo sconforto. “Ci può essere un momento di sconforto e il diritto all’autodeterminazione sarebbe viziato dal dolore e dal peso che si può sentire di avere sulla famiglia”, ha spiegato. La sua preoccupazione è che la scelta di morire possa trasformarsi in una “decisione viziata”, paragonando la volontà di una persona in difficoltà a quella di un bambino che esprime un desiderio. “È come se parlassi di volontà libera di un bambino che dice ‘lo voglio’, posso considerarla volontà o è una volontà viziata dalla minore età?”.

Il contesto del dibattito

Il tema del fine vita continua a sollevare interrogativi e controversie in Italia. La questione del suicidio assistito è tornata al centro dell’attenzione pubblica, specialmente dopo che diverse regioni hanno iniziato a prendere iniziative legislative in materia. La Lombardia, ad esempio, ha recentemente registrato il primo caso di suicidio assistito, mentre la Toscana ha approvato una legge che la rende la prima regione in Italia a regolamentare questa pratica.

Il confronto in corso non riguarda solo aspetti legali, ma tocca anche profondi valori etici e morali. Le testimonianze di chi vive con malattie gravi e irreversibili pongono interrogativi su cosa significhi realmente avere il controllo sulla propria vita e sulla propria morte. La discussione si fa sempre più complessa, con opinioni che si scontrano e si intrecciano, rendendo difficile trovare un consenso.

In questo contesto, le parole di Maria Letizia Russo risuonano come un campanello d’allarme, invitando a riflettere sulla fragilità delle scelte umane e sull’importanza di garantire una protezione adeguata per tutti, soprattutto per coloro che si trovano in situazioni vulnerabili.

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