Malattia misteriosa in Congo: l’inquietante aumento dei casi tra i più giovani

Una misteriosa malattia in Congo colpisce principalmente i giovani, con sintomi simili all’influenza. Si sospetta un’origine zoonotica legata ai contatti con animali selvatici, mentre le autorità sanitarie indagano.
Malattia misteriosa in Congo: l'inquietante aumento dei casi tra i più giovani - Tendenzediviaggio.it - Foto generata con AI

Una malattia misteriosa sta suscitando preoccupazione in Congo, provocando un aumento significativo di casi tra i giovani della regione. Gli esperti sanitari stanno indagando sull’origine di questo contagio, con ipotesi che suggeriscono possa essere zoonotica, ossia trasmessa da animali all’uomo. Queste informazioni provengono da un professionista sanitario locale che ha scelto di rimanere anonimo, rivelando dettagli inquietanti riguardanti i contatti degli ammalati con animali selvatici.

Possibile origine zoonotica

Il salto di malattie dagli animali agli esseri umani è un fenomeno che si verifica frequentemente, e secondo l’esperto citato, è probabile che la malattia misteriosa in Congo possa avere questa origine. Mentre le autorità sanitarie locali e internazionali non hanno ancora ufficialmente confermato tale ipotesi, le testimonianze sembrano delineare un quadro preoccupante. Molti dei pazienti intervistati hanno riferito di aver avuto di recente contatti con animali selvatici, suggerendo un legame diretto tra il contagio e l’esposizione a queste creature.

In questo contesto, è stata suggerita la necessità di limitare i contatti tra gli esseri umani e gli animali selvatici, in modo da prevenire ulteriori contagi. La cautela è d’obbligo, considerando che la malattia si sta diffondendo principalmente tra una popolazione vulnerabile, quella dei più giovani.

Sintomi e diffusione della malattia

I sintomi della malattia sono allarmanti e simili a quelli dell’influenza, compresi febbre alta, mal di testa, mal di gola, tosse secca, difficoltà respiratorie e anemia. La prima segnalazione di questa patologia è avvenuta a Panzi, una località della provincia di Kwango, nel Sud-Ovest del Congo, situata a oltre 700 chilometri dalla capitale Kinshasa. Panzi, che è diventata l’epicentro della crisi sanitaria, ospita una comunità rurale che risente profondamente di questa emergenza.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avviato azioni di monitoraggio e ha constatato che circa l’80% dei campioni prelevati dai pazienti presenta segni di infezione da virus della malaria. Tuttavia, molti professionisti del settore sanitario esprimono scetticismo riguardo a questo collegamento, considerando che i sintomi non coincidono perfettamente con quelli tipici della malaria.

L’aumento preoccupante dei casi

L’epidemia ha mostrato un incremento dei casi, sebbene non in maniera esplosiva. Secondo quanto riportato da Africa Cdc, nella scorsa settimana sono stati confermati 111 nuovi casi di contagio e un decesso, portando il totale a 32 morti avvenuti in ospedale. Ma la situazione è ancora più grave: si stanno indagando su ulteriori 44 decessi verificatisi nelle comunità, lontano dagli ospedali, e in particolare il 42% dei casi riguarda bambini al di sotto dei cinque anni.

Gianni Rezza, professore di Igiene presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha comunicato queste informazioni su Facebook, rivelando la complessità della situazione e il mistero che circonda l’origine della malattia. Secondo Rezza, la malaria potrebbe non essere il fattore scatenante dell’epidemia, e la sua presenza potrebbe al massimo fungere da concausa insieme alla malnutrizione, complicando ulteriormente il quadro clinico dei pazienti.

Difficoltà logistiche nella gestione dell’emergenza

Le autorità sanitarie affrontano notevoli difficoltà logistiche nel trasporto dei campioni biologici presso l’Istituto Nazionale di Ricerca Biomedica di Kinshasa, dove potrebbero essere condotte indagini per identificare patogeni respiratori ulteriori. La raccolta di dati e campioni si configura come una sfida, complicata dalle condizioni geografiche e infrastrutturali della regione colpita.

Rezza ha sottolineato che, per il momento, il rischio di diffusione della malattia oltre il focolaio primario è da considerarsi basso per quanto riguarda l’esportazione al di fuori del Paese, mentre rimane moderato in altre aree della Repubblica Democratica del Congo. La situazione richiede un attento monitoraggio e interventi mirati per gestire l’emergenza e tutelare la salute della popolazione più vulnerabile.

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