MALENA MAZZA: IL MIO “OBIETTIVO” SUL MONDO DELLA FOTOGRAFIA

Malena Mazza è un’artista di fama internazionale e definirla semplicemente come fotografa appare persino “riduttivo” visti gli innumerevoli successi nel mondo delle arti visive; infatti i suoi primi passi di una carriera esaltante li muove a Milano, frequentando la scuola di cinema, arrivando a ricoprire in breve tempo il ruolo di assistente di regia e dopo poco di Primo Assistente di regia per registi di fama internazionale quali i fratelli Taviani, Michelangelo Antognoni, Maurizio Zaccaro, Giancarlo Soldi e molti altri. Con il tempo amplia i suoi orizzonti professionali andando ad occuparsi anche di videoclip, pubblicità e programmi sul lusso come moda, auto d’epoca, arte e gioielli.

Fotografa a 360°, con un occhio particolare sul mondo della moda, realizza campagne pubblicitarie per marchi universali come Longines, Barilla, Illy Caffè, Fiat, Nivea, Nina Ricci, Printemps Magazine e collaborazioni con le più prestigiose testate giornalistiche (Vogue, Marie Claire e Cosmopolitan su tutte); le sue opere vengono esposte alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano ed al Louvre, per citarne alcuni, oltre che essere nelle mire di importanti collezionisti.

In questa intervista ci parla di come lei, fotografa di fama mondiale, vede il suo mondo, senza tralasciare consigli per coloro i quali volessero intraprendere questa affascinante carriera.

1. Com’è nata la sua passione per la fotografia?

Devo dire che fin da giovane età, attorno ai quattordici anni, mi appassionava la macchina fotografa ed in seguito mi sono spostata da Bologna, la mia città nativa, a Milano dove ho frequentato la scuola di cinema andando a ricoprire incarichi di assistente alla regia e poi di Primo Assistente alla regia. Sono stata una delle prime donne a diventare assistente al direttore di fotografia, l’assistente alla regia l’ho fatto per avvicinarmi al ruolo di direttore della fotografia che ai tempi era prettamente maschile in quanto molto molto difficile tecnicamente.

2. Nelle sue opere ha come soggetti indiscussi le donne, perché?

Innanzitutto, perché essendo donna mi immedesimo in loro; aggiungo poi che c’è tra me e i soggetti donne un tipo di comunicazione diversa rispetto a quella che ho con soggetti uomini.

Tra noi donne vi è una comunicazione non verbale che va al di là di quella che si usa tutti i giorni; con gli uomini, a differenza che con le donne, devo dire che invece è diverso.

Tra me fotografa e loro soggetti femminili ci si esprime in una maniera che si concretizza, all’atto della sessione fotografica, nel fatto di come io non abbia bisogno di dire niente alle modelle riguardo al come muoversi o posizionarsi; ed anche loro non mi dicono niente, ma, nonostante questo “silenzio” reciproco, loro fanno di più di quello che io avrei chiesto loro se ci fossimo parlare normalmente. Questo dimostra quindi come ci sia comunque una comunicazione tra di noi. Devo però sottolineare che questo tipo di rapportarci a vicenda avviene con le modelle che scelgo io (raramente non vengono scelte da me); mi spiego meglio dicendo che le modelle le scelgo guardando le loro foto, non parlandoci, e quindi anche solo i tratti somatici da soli sono sufficienti a racchiudere, in un certo senso, quel tipo di comunicazione di cui dicevo prima che va poi a concretizzarsi durante la sessione di foto.

3. Per lei è importantissimo il colore, cosa le trasmette?

Inizio con il dire come prima e fondamentale cosa che io come persona vedo a colori e poi che, piacendomi le complicazioni, non mi piacciono i lavori facili; amo di conseguenza aggiungere i colori poiché preferisco raggiungere buoni risultati facendo cose difficili piuttosto che più semplici. Il bianco e nero invece ha per me un sapore un po’ retrò e un po’ romantico che detesto perché il romanticismo, per me, è tutt’altra cosa; aggiungo inoltre che, sempre secondo la mia opinione ovviamente, il retrò e la nostalgia del bianco e nero significano guardarsi indietro mentre io, per mio carattere, opto per guardare avanti.

4. Cosa le dà essere una fotografa specializzata nella moda?

La fotografia di moda dà la possibilità di fotografare il momento socioculturale del periodo che stiamo vivendo, per cui è molto esplicativa di un dato periodo storico. Le fotografie di moda fatte in un certo modo, intendo dire non quelle troppo semplicistiche, danno l’idea del periodo socioculturale che stiamo vivendo; mi spiego meglio: per esempio la pettinatura, il trucco, la tipologia di donna, il vestito e la posizione raccontano molto dell’attualità che stiamo vivendo.

Se tu fotografo poi riesci ad inserire quel qualcosa, per esempio la location, per renderla fuori dal tempo, allora da quel punto di vista hai fatto comunque qualcosa di artistico nonostante ci sia il riferimento socioculturale del periodo; in sostanza hai comunque aggiunto qualcosa che va al di là del tempo in cui hai scattato la foto facendo diventare la tua un’opera d’arte vera e propria.

5. Lei fotografa anche cibo, gioielli, design d’interni, paesaggi: fotograficamente parlando queste categorie hanno qualcosa in comune?

Secondo me sì perché ad esempio le mie foto che ritraggono un gioiello piuttosto che un paesaggio si riconoscono che sono state fatte da me. Ricordo quando ad inizio carriera mi veniva detto come il fotografo di moda potesse fare solo moda, quello di paesaggio solo i paesaggi e così via; in sostanza si riteneva un fotografo non di alta qualità colui il quale fotografava più di una categoria. Io invece ritengo come un fotografo sia sempre un fotografo poiché se è dotato della visione quella ce l’ha a prescindere da cosa ha nel tuo obiettivo: il suo punto di vista c’è sempre.

Quanto invece mi veniva insegnato all’inizio di carriera, circa quella sorta di “separazione di carriera” tra categorie di fotografi, la ritengo anacronistica ed anche ignorante e mi faccio questa domanda: quando vedi un paesaggio non lo vedi in un modo diverso, direi comunque artistico, e in un modo che, una volta fotografato, si vedrà che la fotografia è tua? Certo che sì! Poi ovviamente tutti noi abbiamo una preferenza, io per esempio amo molto fotografare una donna perché, come detto in precedenza, mi immedesimo e perché, essendo donna, ho un punto di vista più femminile che maschile; infatti, le mie fotografie vengono comprate per il 90% da donne.

6. La tecnologia ha cambiato il suo lavoro?

La tecnologia ha apportato una rivoluzione nel mondo della fotografia peggiorandolo moltissimo perché prima di tutto la qualità del digitale di oggi è nettamente inferiore a quella del negativo. Infatti, la Kodak (che era leader indiscussa nel negativo) aveva commissionato un’indagine di mercato da cui risultava che in futuro il digitale non avrebbe mai avuto la stessa qualità del negativo; basandosi quindi su tali risultati Kodak aveva deciso di continuare a stare nel mercato del negativo. Il problema è che le risposte di tale indagine di mercato era esatte in materia di qualità, ma la velocità di realizzazione delle foto in formato digitale è pazzesca e quindi il digitale ha preso piede, pur avendo una qualità infinitamente minore rispetto al negativo. Foto digitale che, appunto in virtù della velocità di esecuzione incredibile, deve essere ritoccata perché di scarsa qualità causando così uno spreco di tempo proprio per colpa dei ritocchi che necessitano. Ma non solo, il digitale costa anche di più perché necessita, tra le altre cose, di un pc, di un assistente sia al computer che alla macchina andando così, come se non bastasse, anche a complicare il tutto.

In sintesi, questa tecnologia esasperata ha fatto aumentare i costi, ha ridotto il livello qualitativo, ha abbassato i prezzi di mercato andandoli poi, per paradosso, ad alzarli perché capita ad esempio che a volte mi chiamino a fare dei lavori che sono già stati fatti da altri due volte; il tutto, e mi spiace dirlo, a discapito della fotografia fatta a regola d’arte.

7. Cosa si sente di consigliare ad un giovane che voglia intraprendere la carriera di fotografo?

Per prima opzione di iniziare a fare foto, farne tante; per esempio, se vuole lavorare nel settore della moda, farle per le agenzie di modelle a livello gratuito o, se va bene, venendo pagato pochissimo. La seconda opzione è di volare a Los Angeles ed iscriversi ad una di quelle scuole top che sono carissime, ma che sono senza ombra di dubbio le migliori del mondo. Qua in Italia non ho problemi nel dire che le scuole costano tanto e non servono a niente; abbiamo, a dire il vero, delle scuole con le quali è molto facile, una volta concluse, trovare lavoro ma in settore quali e-commerce o vetrinista dai quali, lavorativamente parlando, non ti muoverai più.

Per tutti gli interessati c’è un evento da non perdere:

Malena Mazza presenta: Kiss Me Roberta e basta Gallery, 7/10 ottobre

Super studio maxi, stand 3B,

Via Moncucco 35, Milano

Evento in cui verrà presentato anche il nuovo libro, in edizione limitata di sole 100 copie numerate e firmate che non verrà ripetuto.