Massimo Ghini: un film intimo e una carriera ricca di sfide e riconoscimenti al Sudestival

Massimo Ghini presenta il suo film “E se mio padre” al Sudestival, esplorando temi di famiglia e memoria, mentre sottolinea l’importanza di raccontare storie significative per rivitalizzare il cinema.
Massimo Ghini: un film intimo e una carriera ricca di sfide e riconoscimenti al Sudestival - Tendenzediviaggio.it - Foto generata con AI

Il panorama cinematografico italiano offre storie che spesso sfuggono all’attenzione, ma “E se mio padre” rappresenta un esempio di come l’arte possa toccare le corde più profonde e personali. Massimo Ghini, attore e regista di lungo corso, si è espresso in merito alla sua recente opera, toccando temi di famiglia e memoria, mentre si prepara a inaugurare la 25esima edizione del Sudestival, un’importante manifestazione culturale.

L’importanza delle storie nel cinema

Massimo Ghini ha descritto la sua opera come un “piccolo fenomeno“, sottolineando come sia stato difficile farlo conoscere al grande pubblico senza un supporto commerciale robusto. Rivela che “la gente da Napoli a Firenze continua a chiedere il film“, facendo eco a un desiderio collettivo di riscoprire storie raccontate con autenticità. Il cinema, secondo Ghini, è un mezzo per far rivivere esperienze passate, storie che, nel vortice della modernità, rischiano di essere dimenticate. Le sale cinematografiche, una volta fulcri di socialità, si ritrovano sempre più spesso a chiudere i battenti in favore di supermercati o fast food.

L’attore evidenzia il bisogno urente di riportare gli spettatori nelle sale, e per farlo serve una narrativa che parli sinceramente ai cuori delle persone. La mancanza di storie significative, avverte, può contribuire alla lenta morte del cinema tradizionale. Ghini manifesta il suo desiderio di restituire nuova vita a questi spazi, dove le emozioni possono essere condivise insieme a sconosciuti, creando un legame indissolubile tra il pubblico e la pellicola proiettata.

“E se mio padre”: trama e significato

Il film “E se mio padre“, che Ghini ha presentato al Sudestival, è un progetto a conduzione familiare, scritto e diretto dalla sorella Solange Tonnini. La storia segue Aida, una ragazza di 12 anni, impegnata a scoprire la verità su suo padre, il quale sembra nascondere segreti inquietanti. Aida, con il suo amico Daniel, inizia a indagare sul conto del padre, immaginando scenari che spaziano dal terrorismo alla criminalità. Questa ricerca non è solo un viaggio avventuroso, ma anche un’opportunità per riflettere su un’epoca, gli Anni ’80, in cui le famiglie lottavano per affrontare il cambiamento sociale e culturale.

Nel film, Ghini ha voluto rappresentare una famiglia “extra-large“, un microcosmo che riflette le complessità delle relazioni e dei risvolti legati ai divorzi, all’epoca spesso un tabù. Molti spettatori hanno evidenziato il senso di riconoscimento e di vicinanza alla storia, rivelando quanto spesso si sia costretti a nascondere la verità per conformarsi a norme sociali. Ghini ha concesso un’importante scappatoia per avvicinarsi al passato, mostrando come sia essenziale raccontare storie di resilienza e trasformazione.

Un attore che guarda al futuro

Massimo Ghini, ormai con una carriera che si estende per oltre 40 anni e oltre cento film all’attivo, ha condiviso la sua gioia per essere premiato alla carriera durante il Sudestival. Ha espresso gratitudine per il riconoscimento da parte del pubblico, sottolineando come il valore del lavoro svolto in questo settore si misuri più nei legami con il pubblico piuttosto che attraverso le onorificenze istituzionali.

Riflettendo sui suoi anni nel cinema, ha menzionato come la sua attività in ambito politico e sindacale, essendo stato presidente del Sindacato Attori Italiani-Cgil e consigliere comunale, possa aver influito sulla sua carriera. Ha accolto il premio come un ingiusto riconoscimento nei confronti di chi ha lavorato duramente in questo campo, ma non è questo il pensiero che lo frena.

Ghini continua a sognare e a lavorare su nuovi progetti, incluso un’opera realizzata con un regista americano che prevede di uscire prossimamente. L’entusiasmo per il suo lavoro e per la crescita dell’industria cinematografica rimane intatto, dimostrando che la passione per l’arte non conosce limiti temporali.

Il suo apporto al cinema e la sua capacità di raccontare storie genuinamente umane rappresentano una testimonianza di come, anche nei tempi difficili, il potere del racconto possa avvicinare le persone e risvegliare la memoria storica.

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