I recenti sviluppi nelle relazioni commerciali internazionali stanno influenzando significativamente le Borse europee, che mostrano segni di ripresa dai minimi iniziali, ma si trovano comunque in una situazione delicata. L’impatto della guerra commerciale iniziata dall’ex presidente Trump, con l’imposizione di dazi su Canada, Messico e Cina, insieme alla previsione di tariffe aggiuntive sui beni europei, continua a generare incertezze tra gli investitori. Queste dinamiche sono responsabili di un clima di avversione al rischio, spingendo i trader a evitare settori e aziende maggiormente vulnerabili in questo scenario.
Performance dei principali mercati europei
Nella giornata in esame, i mercati di Francoforte e Parigi hanno registrato un calo dell’1,7%, Londra ha perso l’1,2% e Milano ha chiuso con un ribasso dell’1%. Anche le piazze asiatiche mostrano segnali negativi, con Tokyo che ha registrato una flessione del 2,7% e Seul del 2,5%. Le aspettative su Wall Street non sono incoraggianti, con i futures sul Nasdaq in calo dell’1,7% e quelli sull’S&P 500 che cedono l’1,5%. Questo contesto evidenzia una certa vulnerabilità dei mercati, dovuta non solo alla guerra dei dazi, ma anche a fattori macroeconomici globali che continuano a pesare sulle decisioni degli investitori.
Andamento dell’inflazione e dei rendimenti
Sul fronte obbligazionario, i bond si trovano in rialzo con i rendimenti che mostrano una flessione, nonostante il dato sull’inflazione in Europa a gennaio sia risultato superiore alle attese, registrando un incremento del 2,5%. I Bund germanici hanno perso 6 punti base, portando il rendimento al 2,39%. Contestualmente, lo spread tra Btp e Bund si è allargato sopra quota 113 punti base, pur essendo calato di 2 punti. Questi elementi indicano una reazione dei mercati a una misurata tensione inflazionistica, mantenendo alta l’attenzione su come le politiche monetarie potrebbero evolvere in risposta a tali dati.
Il mercato del petrolio e le materie prime
Dal canto suo, il prezzo del petrolio è aumentato, segnando un incremento del 2,5% fino a 74,3 dollari per il Wti. Questo rialzo sembra essere correlato alle tariffe imposte sul greggio messicano e canadese. Al contrario, l’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio nei periodi di incertezza, si ferma attorno ai 2.800 dollari, anche se la forza del dollaro sta rendendo il metallo prezioso più costoso per gli investitori internazionali. La valuta americana sta guadagnando terreno, scambiando a 1,024 euro con un incremento di oltre l’1%. Le criptovalute, nel frattempo, fanno registrare perdite, con il Bitcoin che perde il 2% e scende a 95 mila dollari.
Settori più colpiti e le aziende in difficoltÃ
Tra i settori maggiormente stressati dai dazi figurano quelli delle automobile e delle banche, le cui performance risentono fortemente delle incertezze commerciali. Stellantis ha subito un calo del 6,2%, Volkswagen del 6,3% e Bmw del 3,9%. Le esportazioni di questi marchi dal Messico verso gli Stati Uniti saranno aggravate dalle nuove tariffe, evidenziando la specifica esposizione di queste aziende a un contesto commerciale sfavorevole. Anche le banche spagnole come Bbva e Santander, che hanno una forte presenza in Messico, mostrano flessioni rispettivamente del 3,2% e del 2,2%. Al livello settoriale, si rilevano perdite significative per i titoli automobilistici, i produttori di chip e i fornitori di servizi finanziari. A Piazza Affari, Pirelli ha visto un ribasso del 5,8%, mentre Stm e Nexi hanno ceduto rispettivamente il 4,5% e il 3,7%. In controtendenza, Generali è riuscita a guadagnare l’1,1%, mentre le altre banche, come Unicredit e Mediobanca, hanno registrato piccoli ribassi.
Il panorama attuale evidenzia pertanto una situazione di grande incertezza e volatilità sui mercati europei. La combinazione dei dazi, della risposta del mercato obbligazionario e delle fluttuazioni delle materie prime aggiunge complessità all’analisi finanziaria, rendendo necessaria una continua monitoraggio delle dinamiche globali.