Meta rifiuta di regolarizzare la propria posizione fiscale su un’evasione di 877 milioni

Meta rifiuta di regolarizzare la propria posizione fiscale in Italia, accumulando un debito di oltre 877 milioni di euro per IVA non dichiarata dal 2015 al 2021.
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Meta non regolarizza la propria posizione fiscale, rifiutando di affrontare un'evasione di 877 milioni nel 2025

Meta sceglie di non regolarizzare la propria posizione fiscale in Italia

Meta, il colosso tecnologico fondato da Mark Zuckerberg, ha deciso di non sanare la propria posizione fiscale in Italia, rifiutando di pagare un debito superiore a 877 milioni di euro relativo all’IVA non dichiarata nel periodo compreso tra il 2015 e il 2021. Nonostante il termine per l’accertamento con adesione, fissato a marzo, sia ormai scaduto, l’azienda statunitense non ha intrapreso alcuna azione per risolvere la questione con l’Agenzia delle Entrate. Questa scelta potrebbe portare Meta a contestare le accuse in diverse sedi tributarie.

La situazione fiscale di Meta

La decisione di Meta di non saldare i debiti con il Fisco italiano ha suscitato notevoli preoccupazioni. La società, che gestisce piattaforme come Facebook e Instagram, si trova ora ad affrontare un’accusa di maxi evasione fiscale. Le indagini, condotte dai pubblici ministeri milanesi Giovanni Polizzi, Giovanna Cavalleri e Cristian Barilli, insieme al Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, hanno rivelato una presunta omessa dichiarazione e un mancato pagamento dell’IVA.

A dicembre, al termine delle indagini, Meta aveva già manifestato il proprio disaccordo con le accuse, sostenendo di non condividere l’ipotesi accusatoria. Da quel momento, la posizione dell’azienda è rimasta invariata e non è stato fatto alcun tentativo di raggiungere un accordo con il Fisco italiano.

Rinvio a giudizio per i dirigenti

Nel frattempo, si profila una richiesta di rinvio a giudizio per i due direttori di Meta Platforms Ireland Limited, la filiale irlandese coinvolta nella vicenda. Questo potrebbe rappresentare un momento cruciale nella storia della giustizia fiscale in Italia, poiché il caso potrebbe aprire un dibattito più ampio sul valore economico e fiscale dei dati degli utenti sui social media.

I pubblici ministeri stanno attualmente lavorando a una rimodulazione del capo di imputazione, e si prevede che presto arriverà una richiesta formale di rinvio a giudizio. Questo processo potrebbe diventare il primo in Italia a trattare in modo specifico le implicazioni fiscali legate ai dati degli utenti, un tema di crescente rilevanza nell’era digitale.

Un caso senza precedenti

La vicenda di Meta non si limita a una semplice questione di evasione fiscale, ma segna anche un punto di svolta per il trattamento delle aziende tecnologiche e dei loro obblighi fiscali. Con l’aumento della digitalizzazione e l’importanza dei dati, la questione di come le multinazionali gestiscono le proprie responsabilità fiscali sta diventando sempre più centrale. La scelta di Meta di non regolarizzare la propria posizione potrebbe avere ripercussioni significative non solo per l’azienda stessa, ma anche per l’intero settore.

In un contesto in cui le autorità fiscali di tutto il mondo stanno intensificando i controlli sulle grandi aziende tecnologiche, il caso di Meta potrebbe fungere da esempio per future indagini e azioni legali. La situazione è in continua evoluzione e gli sviluppi futuri potrebbero rivelarsi decisivi per il panorama fiscale italiano e internazionale.

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