Mirikizumab, un anticorpo monoclonale specifico per l’interleuchina 23 (IL-23), ha ottenuto di recente l’approvazione in Europa per il trattamento della malattia di Crohn, una patologia caratterizzata da infiammazione cronica dell’intestino, che provoca sintomi debilitanti come diarrea e dolore addominale. Massimo Claudio Fantini, segretario generale dell’Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease (Ig-Ibd) e professore di Gastroenterologia presso l’Università degli Studi di Cagliari, ha commentato questa importante novità , evidenziando come il farmaco fosse già stato approvato per un’altra condizione infiammatoria, la colite ulcerosa, e ora rappresenti una nuova opportunità terapeutica per i pazienti affetti da malattia di Crohn.
Un programma di sviluppo complesso
L’approvazione di Mirikizumab si basa su un ampio programma di sviluppo clinico, che include gli studi Vivid 1 e 2. Il primo studio ha valutato l’efficacia del farmaco sia nel breve che nel lungo termine, mentre il secondo ha esteso il trattamento a oltre due anni. Fantini ha sottolineato che i risultati sono stati molto incoraggianti, dimostrando un’ottima efficacia del farmaco. “Lo studio è stato progettato per riflettere la pratica clinica quotidiana”, ha dichiarato, aggiungendo che quasi il 50% dei pazienti che hanno risposto positivamente al trattamento dopo 12 settimane ha raggiunto una remissione completa dei sintomi entro un anno.
Un aspetto particolarmente rilevante è che questa remissione è stata ottenuta senza l’uso di corticosteroidi, una terapia spesso evitata per via dei suoi effetti collaterali. Fantini ha anche messo in evidenza l’importanza della remissione endoscopica, che indica la guarigione delle ulcere intestinali. “Abbiamo osservato una riduzione dei sintomi clinici, come l’urgenza evacuativa, già nelle prime settimane di trattamento”, ha aggiunto, evidenziando il miglioramento della qualità della vita dei pazienti.
Risultati a lungo termine e prospettive future
I dati dello studio Vivid 2 hanno mostrato che circa l’80-90% dei pazienti che avevano iniziato la terapia sono rimasti in remissione anche dopo un anno. Questo suggerisce che se il farmaco è efficace per un paziente, è probabile che continui a funzionare nel lungo periodo. Fantini ha affermato che, sebbene non esista ancora una cura definitiva per le malattie infiammatorie intestinali, la disponibilità di nuovi farmaci con meccanismi d’azione innovativi offre ai pazienti la possibilità di mantenere la remissione per periodi più prolungati.
In sintesi, l’introduzione di Mirikizumab segna un progresso significativo nella gestione della malattia di Crohn, offrendo ai pazienti una nuova speranza e la prospettiva di un trattamento efficace e duraturo. Con l’approvazione di questo farmaco, i medici dispongono ora di un’ulteriore opzione terapeutica, aumentando le possibilità di miglioramento per coloro che soffrono di questa complessa condizione.