Con l’adozione del nuovo decreto interministeriale, le regole per il servizio di Noleggio con Conducente subiscono un cambiamento significativo che potrebbe influenzare i consumatori in modo privo di precedenti. Questo decreto, emesso il 16 ottobre 2024 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, stabilisce tempistiche ben precise e introduce nuove restrizioni per gli operatori del settore. Secondo quanto anticipato da Mauro Antonelli, esperto dell’Unione Nazionale Consumatori, questi cambiamenti potrebbero portare ad un incremento dei costi e ad un servizio più limitato per gli utenti.
Tempistiche più lunghe per le corse NCC
Secondo il nuovo decreto, è previsto un intervallo obbligatorio di 20 minuti tra una corsa e l’altra se non si parte dalla rimessa. Questo significa che, quando un conducente si trova già in servizio e riceve una nuova richiesta, dovrà far passare 20 minuti prima di iniziare il nuovo trasferimento. Questa particolare disposizione crea un inconveniente non solo per il conducente, che si ritroverà a perdere tempo prezioso, ma anche per il cliente che ha già prenotato il servizio. Per lui, anche se il veicolo è immediatamente disponibile, ci sarà da attendere il termine di questo intervallo di attesa.
Antonelli sottolinea che questo tipo di normativa incide direttamente sulle finanze degli operatori, i quali potrebbero essere costretti ad aumentare le tariffe per compensare la perdita di efficienza e i minori ricavi a parità di ore lavorate. In pratica, un costo maggiore per il servizio potrebbe gravare sulle spalle dei consumatori, senza che questi ne tragga alcun beneficio.
Limitazioni sul luogo di partenza e sul rientro in rimessa
Il nuovo decreto stabilisce che, quando non si parte dalla rimessa, il luogo di partenza deve risultare come l’arrivo del servizio precedente. Ad esempio, se un’automobile porta un passeggero da Roma a Bologna, il conducente deve ripartire da Bologna per una nuova corsa, non potendo accettare richieste nei pressi di un’altra località, come Casalecchio di Reno. Inoltre, non è prevista la possibilità di passare la notte nella nuova città e ripartire il giorno seguente. Queste limitazioni non solo complicano notevolmente la gestione delle corse, ma si traducono anche in viaggi a vuoto che possono risultare onerosi per i conducenti.
Questa serie di restrizioni genera legittimi dubbi sul futuro degli NCC, considerando che si troveranno ad affrontare situazioni di disservizio e inefficienza. Nessuno, né il conducente né i passeggeri, potrà giovarsi di una siffatta regolamentazione, che appare eccessivamente rigida e poco adatta alle dinamiche di mercato.
Critiche e ambiguità nella motivazione del decreto
Le motivazioni del Ministero guidato da Matteo Salvini su questa nuova regolamentazione sono: garantire differenziazione tra taxi e NCC. Si sottolinea che il taxi è un servizio pubblico obbligatorio, mentre l’NCC è pensato per una clientela selezionata, richiedendo prenotazione. Antonelli pone, però, interrogativi sulla reale necessità di tale distinzione, evidenziando che addirittura nel caso dei NCC che si trovano in attesa per corsi non prenotati, una più efficace azione di controllo contro i trasgressori potrebbe essere una soluzione più logica.
Questa situazione si traduce, di fatto, in un incremento della competitività a favore dei taxi che, nonostante il servizio richiesto dalla clientela, si trovano a mantenere un monopolio su percorsi tradizionali. La riflessione sulle modalità con cui il Ministero ha deciso di risolvere una problematica di concorrenza tra categoria di servizi può lasciare spazio a ulteriori dibattiti.
La proposta di liberalizzazione del settore NCC
In questo clima di incertezze, l’Unione Nazionale Consumatori propone una visione alternativa per il settore NCC. La presenza di restrizioni territoriali, che limitano le possibilità di operare per NCC e taxi, potrebbe essere più proficuamente affrontata attraverso una liberalizzazione del mercato, che permetterebbe ai conducenti di operare liberamente in diverse aree geografiche. L’idea è quella di consentire a tassisti e NCC di svolgere le loro mansioni senza le attuali limitazioni, creando un ambiente di concorrenza che possa beneficiare, alla fine, gli utenti finali.
In occasioni di grandi eventi come la Settimana della moda o il Salone del Mobile, i taxi a Milano diventano introvabili e la proposta di far accedere taxi da altre città potrebbe colmare questa lacuna senza danneggiare nessuno. Si parla, in questo caso, di una reale opportunità per un miglioramento del servizio offerto.
Riflessioni sulle libertà economiche e il futuro del settore
Il dialettico scontro tra lobby e utenti avviene in un contesto piuttosto complesso. Le regole introdotte dal decreto non riguardano solo aspetti pratici della professione legata agli NCC, ma pongono interrogativi più significativi sulle libertà economiche garantite dalla Costituzione. C’è chi ritiene che tali nuove norme possano limitare la libertà d’iniziativa economica e si corre il rischio di costituire un precedente per future regolamentazioni.
Si tratta di una questione delicata, che sfida il principio di libertà economica contro gli interessi di un settore fortemente strutturato. La Consulta ha già chiarito, con una sentenza, che l’obbligo di rientro in rimessa per gli NCC non è giustificabile. L’auspicio di una riforma che possa portare a una vera liberalizzazione del settore rimane dunque un tema caldo e centrale nel dibattito pubblico. Le attese sono alte, e la speranza è di poter costruire un servizio di trasporto più efficiente e accessibile.