Il 14 dicembre è una data cruciale per la politica sudcoreana, con il Parlamento che si prepara per un’importante votazione sull’impeachment del presidente Yoon Suk Yeol. La seduta di oggi arriva dopo il fallimento della mozione di impeachment di sabato scorso, sollevando interrogativi sulle conseguenze delle recenti decisioni politiche del presidente, incluse le controverse misure di legge marziale che ha poi ritirato.
Il contesto della votazione
L’assemblea nazionale di Seul ha annunciato che la votazione di oggi sarebbe stata anticipata alle 16:00 locali, permettendo così ai membri di avere tempo sufficiente per dibattiti e discussioni approfondite. Quella di oggi rappresenta la seconda votazione in pochi giorni, dopo che la prima proposta di impeachment era stata bocciata a causa del boicottaggio del voto da parte dei deputati del People Power Party, il partito al governo. La decisione di Yoon di imporre la legge marziale e le successive scuse non hanno placato le tensioni politiche, e la situazione è diventata particolarmente tesa, con il leader del partito di opposizione, Lee Jae-myung, che ha lanciato un appello emozionante ai deputati per sostenere la mozione di impeachment.
Yoon è accusato di “atti insurrezionali che minano l’ordine costituzionale”, e le sue azioni hanno destato preoccupazioni tra i cittadini, i quali esprimono rabbia e dolore per la gestione della crisi. La votazione di oggi potrebbe rappresentare una svolta, dato che gli analisti indicano la possibilità che l’opposizione possa convincere un numero sufficiente di deputati di governo a disertare per approvare la mozione. L’obbiettivo degli oppositori è difficoltoso: serve un minimo di duecento voti favorevoli per procedere, quindi, persuadere otto membri del Partito del Potere Popolare a schierarsi contro il loro presidente.
Le dichiarazioni di Yoon Suk Yeol
Nonostante la pressione in aumento, Yoon Suk Yeol ha continuato a difendere le sue azioni. Giovedì, in vista della nuova votazione, ha negato le accuse di insurrezione e ha affermato che non si dimetterà dal suo incarico. Durante un intervento, ha dichiarato: “Combatterò fino alla fine”, sostenendo che le sue misure erano destinate a “proteggere la democrazia” e a contrastare la “dittatura parlamentare” dell’opposizione. Queste affermazioni rivelano la determinazione di Yoon di rimanere al potere, nonostante le polemiche che circondano la sua presidenza.
Anche se ha espresso scuse sincere subito dopo la bocciatura della mozione di impeachment, Yoon ha dichiarato che non ci sarà una nuova imposizione di legge marziale, una promessa che rimane da verificare in futuro. Tuttavia, la sua negativa a dimettersi e la ferma posizione di non cambiare idea, anche in caso di accusa o indagine, riflettono una chiara volontà di resistere. La situazione resta tesa e l’attenzione è rivolta non solo alla votazione odierna, ma anche alle reazioni che seguiranno, indipendentemente dall’esito del voto.
Sviluppi normativi e conseguenze politiche
Nel bel mezzo della turbolenza politica, l’Assemblea nazionale ha intrapreso altre azioni significative, tra cui l’approvazione di un disegno di legge che prevede l’istituzione di un procuratore speciale per indagare le accuse di insurrezione rivolte al presidente. Questa decisione testimonia la gravità delle accuse e il desiderio del Parlamento di affrontare la situazione con serietà. La situazione è ulteriormente complicata dalla destituzione di figure chiave come il ministro della Giustizia, Park Sung Jae, e il capo della polizia nazionale, Cho Ji Ho, entrambi sospettati di aver sostenuto l’applicazione della legge marziale.
La mozione di impeachment per Park è stata storica, rappresentando la prima destituzione di un ministro della Giustizia nella storia della Corea del Sud, logo della crisi politica attuale. Con 195 voti favorevoli e 100 contrari, il Parlamento ha dimostrato un chiaro segnale di dissenso rispetto alle misure adottate dal governo. La destituzione di Cho ha visto una partecipazione significativa, con 202 voti favorevoli e 88 contrari, evidenziando le divisioni crescenti all’interno del sistema politico sudcoreano. La Corte costituzionale avrà ora il compito di rivedere queste decisioni, mentre il paese attende ansiosamente le prossime mosse in un contesto di crescente incertezza politica.