Le ultime notizie dalla Russia evidenziano la crescente tensione nel panorama della guerra in corso e le drammatiche conseguenze di un conflitto che sta alimentando episodi di violenza e vendetta. Tre figure di spicco della propaganda russa sono state bersaglio di attacchi mortali, evidenziando un collegamento fra la retorica bellica del Cremlino e le azioni dirette che si stanno intensificando all’interno del paese. Tra questi, Darya Dugina, Vladlen Tatarski e Zakhar Prilepin, diventano simboli di una narrativa complessa e inquietante.
L’eliminazione del generale Igor Kirillov
Il generale Igor Kirillov, ucciso questa mattina sul Ryazansky Prospekt di Mosca, rappresenta un tassello importante nella rete di disinformazione armata dal Cremlino. Quella di Kirillov non è stata solo una carriera militare, ma anche un ruolo chiave nella macchina propagandistica russa. Londra ha descritto Kirillov come un “significativo portavoce della disinformazione”, accusandolo di utilizzare le sue conferenze per gettare fango su Kiev. Le accuse da lui mosse, che andavano dall’uso di armi chimiche da parte dell’Ucraina fino a piani per diffondere virus attraverso “zanzare infette”, hanno contribuito a creare un clima di paura e sfiducia fra le forze russe.
Kirillov, comandante dell’unità RKhBZ, è stato una figura di spicco nel dipartimento che si occupa di contaminazione nucleare, biologica e chimica. Le sue affermazioni non solo hanno avuto risvolti sui battaglioni russi in Ucraina, ma hanno anche avuto ripercussioni internazionali. Infatti, in un periodo difficile come la pandemia, Kirillov ha diffuso notizie infondate riguardo il coinvolgimento della Marina statunitense nella propagazione del coronavirus in Italia. La sua eliminazione segna un avvenimento significativo, poiché rappresenta il tentativo di Kiev di colpire non solo i corpi fisici ma anche le menti della macchina bellica russa.
La tragica scomparsa di Darya Dugina
Darya Dugina, la giovane filosofa e propagandista, è morta in un attentato il 20 agosto 2022. Quella sera, la sua auto esplose nel quartiere Bolshiye Vyazemy, alla periferia di Mosca. Testimoni ritengono che l’attentato mirasse a colpire suo padre, Aleksandr Dugin, un influente ideologo del nazionalismo russo. Il suo decesso ha avuto una forte risonanza mediatica e ha suscitato reazioni sia in Russia che all’estero, incrementando l’atmosfera di tensione. Darya stava seguendo le orme del padre, contribuendo a plasmare l’ideologia del “Russkiy Mir”, che sostiene la superiorità della cultura russa.
La giovane era nota per la sua presenza nei media, in particolare come conduttrice della trasmissione “Prima i russi”. In un contesto in cui la retorica nazionalista stava trovando sempre più spazio, la sua figura si profilava come un’icona della propaganda russa. La sua morte ha non solo influito sul clima politico attuale, ma ha anche reso più tangibile la brutalità del conflitto in corso. L’omicidio di Dugina non è un caso isolato, ma inserito in un contesto in cui la propaganda e la violenza sembrano intrecciarsi in un ciclo senza fine.
L’assassinio di Vladlen Tatarski
Un altro caso che ha catturato l’attenzione è quello di Vladlen Tatarski, conosciuto per le sue posizioni fortemente filo-Putin. Ucciso il 2 aprile 2023 a San Pietroburgo, la sua morte è stata causata dall’esplosione di una statuetta a lui regalata. Tatarski aveva un forte legame con il regime e supportava attivamente l’invasione dell’Ucraina, esprimendo con frasi forti la sua determinazione nel ritenere la guerra giusta e necessaria. Era un personaggio noto, non solo per le sue affermazioni, ma anche per la sua partecipazione a eventi al Cremlino.
In un momento in cui la verità e la disinformazione si scontrano costantemente, l’uccisione di Tatarski ha suscitato preoccupazioni che la violenza possa avvicinarsi ancora di più al cuore del potere. Il suo tributo postumo da parte di Putin con l’Ordine del Coraggio testimonia il rischio e la complessità del panorama militare e civile in Russia. Questo omicidio pone interrogativi sulla sicurezza di altre figure pubbliche e sui messaggi che queste morti trasmettono in termini di strategie militari e propaganda.
Zakhar Prilepin e la sua lotta personale
Zakhar Prilepin, scrittore e giornalista, ha una storia di attivismo che si intreccia con la guerra. Ucciso in un attacco nel maggio 2023, Prilepin era un ex combattente nel Donbass, dove aveva già servito come Omon. La sua vita esemplificava la fusione tra arte e servizio militare. Noto per la sua narrativa che celebrava la resistenza russa, era un membro attivo delle forze della Guardia Nazionale e sul campo per difendere ciò in cui credeva.
Prilepin ha subito diverse ferite durante la sua carriera, non solo fisiche ma anche quelle provocate da un conflitto interno con il proprio senso di identità e responsabilità . La sua figura ha rappresentato una sorta di ponte tra la letteratura e la vita militare, evocando una risposta emotiva forte per molti. La sua morte ha suscitato un’enorme ondata di emozione fra coloro che lo seguivano e gli facevano eco, dimostrando come la guerra non colpisca solo i soldati, ma anche le voci artistiche e culturali che cercano di dare forma a una realtà complessa.
Queste tragiche scomparse di personalità legate alla propaganda in Russia evidenziano le dinamiche della guerra e delle sue conseguenze, dimostrando come il conflitto influisca su diversi aspetti della vita russa contemporanea.