Si è svolta nella Capitale, presso la Basilica di Santa Maria in Montesanto (nota come “Chiesa degli artisti”), una solenne celebrazione liturgica e cerimoniale promossa dal Sacro Ordine Ospitaliero di Sant’Elena Imperatrice, realtà dinastica di ispirazione cristiana e bizantina che opera da anni nel campo della solidarietà e dell’assistenza umanitaria. L’evento ha avuto luogo alla presenza di una folta rappresentanza di membri dell’Ordine, autorità e simpatizzanti, riuniti per una nuova investitura di Cavalieri e Dame.
Un Ordine dinastico a vocazione cristiana
Fondato su ispirazione dell’Imperatrice Sant’Elena, madre di Costantino, l’Ordine si richiama all’eredità bizantina e cristiana, mantenendo un’impostazione ospitaliera: assistenza ai poveri, sostegno agli emarginati, promozione della cultura della pace. Sotto la guida di S.A.I. Principe Roberto Spreti Malmesi Griffo-Focas di Cefalonia, XIV Gran Maestro ereditario, l’Ordine ha aggiornato le proprie regole e statuti per rispondere con coerenza alle sfide del presente, senza rinunciare alla sua identità millenaria.
Il Gran Maestro ha infatti riformato la struttura interna dell’Ordine, consentendo l’ingresso anche a Cavalieri laici, pur mantenendo centrale la figura e l’attività delle suore missionarie, che rappresentano il cuore pulsante dell’azione dell’Ordine in Italia e nel mondo.
Investiture solenni e impegno concreto
Durante la cerimonia, nuovi membri sono stati accolti nell’Ordine con un rito tradizionale, ma fortemente partecipato. L’investitura non rappresenta solo un riconoscimento onorifico, ma implica un vincolo di testimonianza cristiana, servizio attivo nella carità e difesa dei valori morali ed evangelici. L’Ordine, infatti, non si limita alla dimensione simbolica, ma è fortemente impegnato in progetti concreti: distribuzione di pasti, sostegno alle famiglie in difficoltà, attività educative e missionarie.
Durante la cerimonia, il Gran Maestro S.A.I. Principe Roberto Spreti Malmesi Griffo-Focas di Cefalonia ha voluto rivolgere un messaggio personale ai membri dell’Ordine, sottolineando il valore dell’impegno cavalleresco come servizio silenzioso e coerente nella quotidianità. “Il nostro Ordine – ha dichiarato – non esiste per attribuire onori, ma per coltivare una fraternità spirituale radicata nella fede cristiana e nella carità attiva. Ogni nuovo Cavaliere e ogni nuova Dama non riceve solo un titolo, ma accetta un compito: essere testimone di misericordia e giustizia in un mondo che ha sete di valori autentici”. Un appello forte e solenne, che richiama la responsabilità personale di chi entra a far parte dell’Ordine non come privilegio, ma come vocazione.
“Essere Cavalieri oggi”, è stato ricordato, “vuol dire servire nel silenzio, aiutare nel nascondimento, e testimoniare nel quotidiano la propria fede e coerenza cristiana”.
Tra riconoscimento morale e vocazione universale
Pur non essendo un ordine riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede o da Stati nazionali, il Sacro Ordine Ospitaliero di Sant’Elena gode di un crescente apprezzamento nei circuiti araldici, storici e religiosi grazie alla sua coerenza valoriale, alla dimensione comunitaria e alla presenza attiva in ambito filantropico. La celebrazione nella basilica romana, concessa per l’occasione, ha rappresentato anche un segno di apertura e dialogo con l’ambiente ecclesiastico, a testimonianza della volontà dell’Ordine di proseguire nel solco della Chiesa di Roma, pur nella propria autonomia statutaria.
Il messaggio di Sant’Elena oggi
In un’epoca segnata da crisi valoriali e disorientamento spirituale, l’Ordine ripropone la figura di Sant’Elena Imperatrice come modello di fede, determinazione e amore per i deboli. L’invito ai nuovi membri è stato chiaro: non un titolo da esibire, ma una via da percorrere con umiltà, coerenza e dedizione.
La celebrazione si è conclusa con una messa celebrata dal vescovo monsignor Antonio Staglianò. Egli è anche presidente della Pontificia Accademia di Teologia. Un momento di preghiera comunitaria e un appello alla pace e alla giustizia. L’Ordine si prepara ora a nuove missioni solidali, con uno sguardo rivolto al futuro ma radicato saldamente nella tradizione cristiana e imperiale.