Papa Francesco e un possibile viaggio in Iran: le dichiarazioni dell’ambasciatore iraniano

L’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede propone un incontro con Papa Francesco a Teheran e una Conferenza di Pace per promuovere il dialogo interreligioso e affrontare le tensioni globali.
Papa Francesco e un possibile viaggio in Iran: le dichiarazioni dell'ambasciatore iraniano - Tendenzediviaggio.it - Foto generata con AI

Nell’ambito di una conversazione con giornalisti italiani, l’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede, ayatollah Mohammad Hossein Mokhtari, ha espresso l’intenzione di accogliere Papa Francesco a Teheran. Le sue parole riflettono un forte desiderio di instaurare un dialogo diretto e significativo tra le due nazioni, suggerendo che le porte dell’Iran siano aperte per il Santo Padre. L’ambasciatore ha anche comunicato che esistono stati preliminari contatti in merito a un possibile viaggio del Papa nel paese, evidenziando come l’intenzione reciproca di realizzare questo evento sia presente.

Proposte di incontro e dialogo tra religioni

Mokhtari ha rivelato che, durante l’ultima udienza con Papa Francesco, ha presentato l’idea di organizzare una Conferenza di Pace con la partecipazione di rappresentanti di diverse religioni. Questo evento, secondo l’ambasciatore, potrebbe rivelarsi di grande rilevanza, persino più delle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite. L’obiettivo sarebbe quello di raccogliere le voci delle principali guide religiose per affrontare le questioni di conflitto e violenza nel mondo. Il diplomatico ha sottolineato che questa iniziativa non proviene dalla Guida Suprema, ma è piuttosto una proposta personale, accolta positivamente dal Papa.

L‘ambasciatore ha sottolineato che il dialogo interreligioso può contribuire a creare un clima di pace e comprensione tra le diverse comunità. L’idea di Mokhtari di riunire vari leader religiosi rappresenta un passo verso l’unità e la cooperazione, elementi fondamentali per contrastare le tensioni globali. La presenza di Papa Francesco, considerato una figura di spicco in questo contesto, sarebbe un forte messaggio di speranza e apertura all’unità tra le fedi.

Critica alla situazione in Palestina e alle azioni di Israele

Durante il colloquio, Mokhtari ha affrontato anche la situazione attuale in Palestina, stabilendo una netta distinzione tra la religione e le azioni del governo israeliano. Ha spiegato come i conflitti in atto non possano essere attribuiti all’ebraismo, ma piuttosto alle politiche di governo, sottolineando che i profeti di tutte le religioni hanno sempre invitato alla pace e alla non violenza. L’ambasciatore ha messo in evidenza l’aberrante natura delle violenze contro i civili innocenti, come donne e bambini, e ha espresso la sua indignazione per gli attacchi alle comunità religiose, comprese le chiese.

Mokhtari ha anche richiamato l’attenzione sulla posizione di molti studiosi ebrei che si oppongono alle pratiche sioniste del governo attuale in Israele, guidato da Benjamin Netanyahu. L’ambasciatore ha voluto chiarire che il suo discorso non è volto a generalizzare o a stigmatizzare il popolo ebraico, ma a richiamare le responsabilità politiche di chi guida lo stato. La sua analisi si concentra sulla necessità di rispettare i diritti umani, indipendentemente dalle differenze religiose.

L’importanza del dialogo interreligioso

Conclusivamente, l’ambasciatore Mokhtari ha evidenziato l’importanza del dialogo interreligioso come strumento per promuovere la pace. Sottolineando ripetutamente come la vita umana debba essere rispettata, ha affermato che le religioni devono impegnarsi attivamente nella costruzione di comunità coese, capaci di affrontare le sfide del mondo moderno. In un periodo in cui le divisioni tra diverse fedi sembrano amplificarsi, la proposta della Conferenza di Pace appare come un’opportunità per creare un ponte tra le diverse tradizioni religiose.

Attraverso un approccio basato sulla comprensione e sul rispetto reciproco, è possibile sperare in un futuro in cui le differenze culturali e religiose non siano più un motivo di conflitto, ma diventino un’opportunità per arricchire l’umanità.

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