Patota e l’importanza di Dante nella nostra lingua
Il 25 marzo si avvicina e con esso il Dantedì, una giornata dedicata a uno dei più grandi poeti di sempre: Dante Alighieri. In vista di questa celebrazione, Giuseppe Patota, professore di Storia della Lingua italiana all’Università di Siena, mette in evidenza l’importanza di continuare a studiare il Sommo Poeta. “Dante è il nostro orgoglio, l’unico che possiamo chiamare padre”, dichiara Patota, sottolineando la necessità di un approccio qualitativo piuttosto che quantitativo nello studio della sua opera.
Il ruolo di Dante nella cultura italiana
Dante non è solo un autore da studiare, ma un simbolo vivente della nostra cultura. “I suoi versi, una volta impressi nella memoria, non si dimenticano”, afferma Patota. Un esempio emblematico è il noto verso di Paolo e Francesca, che ha subito variazioni nel linguaggio comune. La frase “non ragioniam di lor ma guarda e passa” è stata trasformata in “non ti curar di lor ma guarda e passa”, dimostrando come le parole di Dante si intreccino con la nostra quotidianità.
Questa capacità di rimanere nel cuore e nella mente delle persone è un segno del successo di Dante. “Anche se in modo silenzioso, continua a vivere con noi”, evidenzia Patota, sottolineando l’importanza di mantenere viva la sua eredità. La sfida, quindi, è quella di rendere Dante accessibile a tutti, non solo agli esperti, ma anche a chi si avvicina per la prima volta alla sua opera.
Un appello alla qualità nello studio di Dante
Patota insiste sull’importanza di dedicare a Dante uno spazio qualitativo nello studio. “Non dobbiamo semplicemente studiarlo tanto, ma studiarlo bene”, afferma con determinazione. Questo approccio richiede un impegno maggiore da parte di insegnanti e studenti, affinché possano apprezzare la profondità e la bellezza della sua scrittura.
In un’epoca in cui il tempo dedicato allo studio è spesso limitato, Patota invita a riflettere su come possiamo rendere l’insegnamento di Dante più efficace e coinvolgente. “Studiamolo meglio”, è il suo messaggio chiaro e diretto. Solo così potremo garantire che le future generazioni non solo conoscano Dante, ma lo amino e lo apprezzino come merita.