“Pd: Strategia di Portare Gentiloni a Palazzo Chigi in Sostituzione di Schlein”

Il Partito Democratico sta prendendo in considerazione l’idea che Giorgia Meloni potrebbe non arrivare alla fine della legislatura. Pertanto, i dirigenti del partito stanno accelerando il lavoro per pianificare il futuro dopo di lei. Elly Schlein ha dichiarato pubblicamente di volersi candidare come premier alle prossime elezioni politiche, e il lavoro di ricucitura delle opposizioni che ha svolto sul salario minimo e sulla sanità pubblica indica che vuole essere in grado di unire tutte le forze contrarie alle destre. Tuttavia, i leader del PD hanno altri programmi per il futuro e vogliono essere pronti per le elezioni indipendentemente dall’esito del mandato di Meloni.

Il nome che viene menzionato in tutte le conversazioni riservate è Paolo Gentiloni, l’attuale commissario europeo. Gli sponsor della sua candidatura sostengono che sia un nuovo Prodi, in grado di unire sia l’ala di sinistra delle opposizioni che quella più moderata rappresentata da Carlo Calenda. Negli ultimi tempi, Matteo Renzi si è avvicinato a Gentiloni, quindi anche Italia Viva potrebbe rientrare in gioco nella coalizione delle opposizioni.

Ciò detto, il Movimento 5 Stelle e il suo leader Giuseppe Conte rappresentano sempre un’incognita, ma si ritiene che sia difficile per loro rifiutare la candidatura di Gentiloni. Affinché il PD abbia la possibilità di guidare l’opposizione e di proporre il candidato per Palazzo Chigi, deve andare bene alle prossime elezioni europee e superare il risultato di Nicola Zingaretti nel 2019.

Anche nel centrodestra si è diffusa la voce di un coinvolgimento di Gentiloni nella politica italiana, ed è una delle ragioni che ha spinto i leader della maggioranza ad attaccare il commissario europeo. Nel frattempo, nel PD, tutti stanno lavorando per presentarsi preparati e competitivi alle elezioni europee. Pertanto, al Nazareno l’attenzione è focalizzata sulle candidature e si preferiscono gli esponenti in grado di portare voti. Tuttavia, si dice che Stefano Bonaccini, uno di questi esponenti, preferisca un terzo mandato come presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna piuttosto che un seggio a Strasburgo.