Piano Copre solo il 60% dei Costi: Pnrr e Csel per il Servizio Idrico da 5,8 mld

Secondo un’analisi del Centro Studi Enti Locali (Csel), il cambiamento climatico e la fragilità delle reti idriche italiane stanno portando a un progressivo aumento delle aree a rischio di siccità grave. A parte alcune eccezioni, come Romagna Acque, che ha ridotto le perdite idriche all’1,5%, la media nazionale delle perdite di acqua si attesta intorno al 36%. Per affrontare questa problematica, il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato quasi 3,7 miliardi di euro per finanziare progetti nel settore idrico. Tuttavia, i costi totali per l’attuazione di tali progetti superano di gran lunga le risorse comunitarie disponibili, con una forbice di circa 2,1 miliardi di euro. Le risorse sono state ripartite principalmente tra le regioni del Mezzogiorno (47%), del Nord (31%) e del Centro Italia (22%).

Differenze regionali nel cofinanziamento dei progetti Pnrr nel settore idrico

Secondo la ricerca del Csel, sono emerse grandi differenze nelle percentuali di cofinanziamento necessario per realizzare i progetti Pnrr nel settore idrico. Alcune regioni, come Basilicata e Valle d’Aosta, hanno coperto interamente gli investimenti con le risorse del Next Generation EU, mentre altre regioni, come Lazio e Campania, hanno superato la quota imputabile al Pnrr con cofinanziamenti esterni. Le percentuali di cofinanziamento variano da regione a regione, con il Lazio che ha risorse extra pari al 65% del totale e la Campania al 60%. Altre regioni hanno percentuali di cofinanziamento più basse, come l’Abruzzo (12%) e la Calabria (3%), mentre altre regioni del Nord e del Centro Italia si collocano intorno al 30-40%.

Le risorse del Pnrr coprono solo il 60% degli investimenti nel settore idrico

Secondo il Csel, i fondi del Pnrr coprono mediamente poco più del 60% degli investimenti nel settore idrico. Ciò è dovuto a diversi fattori, tra cui il raggiungimento del tetto massimo finanziabile, l’aumento dei costi energetici e dei materiali da costruzione e l’inclusione di progetti già pianificati prima dell’arrivo del Next Generation EU. Questo meccanismo ha permesso di accelerare i tempi di realizzazione dei progetti, ma ha comportato una percentuale di costi non rendicontabili a livello europeo. Pertanto, è necessario trovare risorse alternative per coprire la differenza di circa 2,1 miliardi di euro.

Ripartizione delle risorse per le infrastrutture idriche e la riduzione delle perdite

Le risorse del Pnrr sono state ripartite tra diversi capitoli relativi al servizio idrico integrato. In particolare, sono stati stanziati fondi per le infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento, la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua e l’ammodernamento e la realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclaggio. Tuttavia, la linea di investimento relativa alle infrastrutture idriche primarie richiede contributi extra Pnrr per oltre il 46% del totale, con una media nazionale di oltre 1,6 miliardi di euro.

L’importanza del cofinanziamento e del Fondo per l’avvio delle opere indifferibili

Il cofinanziamento è fondamentale per completare i progetti Pnrr nel settore idrico, e il Fondo per l’avvio delle opere indifferibili è stato istituito per garantire che i rincari energetici e dei materiali da costruzione non ostacolino le opere strategiche per il Paese. Tuttavia, il Csel sottolinea che il cofinanziamento può variare a seconda delle fasi di progettazione e delle caratteristiche dei progetti. Inoltre, il cronoprogramma dettato da Bruxelles richiede tempi stretti, che possono essere difficili da rispettare per i lavori pubblici italiani.

L’importanza degli investimenti nelle fognature e nella depurazione

La ricerca del Csel non tiene conto degli investimenti nelle fognature e nella depurazione, che sono stati posticipati e concentrati nell’ultimo triennio del Pnrr. Questi investimenti ammontano complessivamente a 600 milioni di euro e sono fondamentali per migliorare la qualità del servizio idrico in Italia.